mercoledì 25 marzo 2015

ELENA

Centoquarantadue…
Centoquarantaquattro…
fino a Duecentosettanta ne mancano ancora cento…ventisei e ricominciamo a tagliare, posizionare, applicare lo scotch.
Il massimo della mia occupazione quotidiana, per oggi, perché poi una volta attaccati questi punti ho finito.
Mi ripeto che devo essere contenta, anzi, guardare la realtà e accettarla cercando di prendere gli aspetti positivi.
Io ci provo e a volte penso di stare meglio ma poi all'improvviso, come oggi mentre attacco i punti mi viene da piangere e sento una voce dentro che mi urla, si mi urla non è una vocina lontana urla proprio “ma che stai facendo, sta passando altro tempo senza che sia cambiato niente” e io che in quel momento vorrei buttare tutto all'aria non riesco a reagire e mi chiedo “ma che posso fare”?
Possibile mai che per me non ci sia niente altro? E tutti i miei sogni? Le mie aspettative?
Mi devo rassegnare?                                          
Ma la cosa peggiore è quella di credere di star facendo qualcosa per cambiare la situazione e poi rendersi conto che non cambia proprio nulla.
Oltretutto guardarsi intorno e sentirsi assolutamente soli, pur non essendolo; essere passati da una situazione idilliaca a una in cui ti senti senza respiro.
Sentire di voler andare via e allo stesso tempo non riuscire a distaccarsi perché al solo pensiero ti senti morire cominci a sudare freddo e ti gira la testa, proprio come un senso di vertigine.
Ricordo una volta dopo l’ennesimo incontro di lavoro che non servi a nulla e mi sentivo veramente sola  senza futuro e come se a nessuno importasse veramente qualcosa di me poi mi girai e nel traffico riconobbi lui che veniva a prendermi in macchina, ecco in quel momento ho pensato ma se non ci fosse a chi importerebbe di me?
E soprattutto pensai se lui si sentisse cosi, a chi si rivolgerebbe?

Forse è per questo che quella volta che avevo preparato la valigia poi la riapri e rimisi tutto a posto.

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