ELENA
Centoquarantadue…
Centoquarantaquattro…
fino a Duecentosettanta
ne mancano ancora cento…ventisei e ricominciamo a tagliare, posizionare,
applicare lo scotch.
Il massimo della mia
occupazione quotidiana, per oggi, perché poi una volta attaccati questi punti
ho finito.
Mi ripeto che devo
essere contenta, anzi, guardare la realtà e accettarla cercando di prendere gli
aspetti positivi.
Io ci provo e a volte
penso di stare meglio ma poi all'improvviso, come oggi mentre attacco i punti
mi viene da piangere e sento una voce dentro che mi urla, si mi urla non è una
vocina lontana urla proprio “ma che stai facendo, sta passando altro tempo
senza che sia cambiato niente” e io che in quel momento vorrei buttare tutto
all'aria non riesco a reagire e mi chiedo “ma che posso fare”?
Possibile mai che per me
non ci sia niente altro? E tutti i miei sogni? Le mie aspettative?
Mi
devo rassegnare?
Ma la cosa peggiore è
quella di credere di star facendo qualcosa per cambiare la situazione e poi rendersi
conto che non cambia proprio nulla.
Oltretutto guardarsi
intorno e sentirsi assolutamente soli, pur non essendolo; essere passati da una
situazione idilliaca a una in cui ti senti senza respiro.
Sentire di voler andare
via e allo stesso tempo non riuscire a distaccarsi perché al solo pensiero ti
senti morire cominci a sudare freddo e ti gira la testa, proprio come un senso
di vertigine.
Ricordo una volta dopo
l’ennesimo incontro di lavoro che non servi a nulla e mi sentivo veramente sola
senza futuro e come se a nessuno
importasse veramente qualcosa di me poi mi girai e nel traffico riconobbi lui
che veniva a prendermi in macchina, ecco in quel momento ho pensato ma se non
ci fosse a chi importerebbe di me?
E soprattutto pensai se
lui si sentisse cosi, a chi si rivolgerebbe?
Forse è per questo che
quella volta che avevo preparato la valigia poi la riapri e rimisi tutto a
posto.
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