martedì 31 marzo 2015

Sfratto senza preavviso


"Il sottoscritto Luca (2,730 52 cm), il 30 Marzo 2015 alle ore 12:27 dopo 38 settimane di soggiorno ha ricevuto lo sfratto dal monolocale a pensione completa, causa comportamento poco consono (ha preso a calci le pareti di notte). Dello sfratto si rallegrano i genitori!"

AUGURI!

lunedì 30 marzo 2015

“Annie” 30/03/2015

Assumersi le responsabilità delle proprie scelte, cosi si diventa grandi?
Oppure affrontando un dolore lasciando che ci trapassi da parte a parte?

L’unica cosa che mi viene in mente e che a un certo punto finirà, forse la mia ingenuità sta nel credere che dopo che il dolore ti ha attraversato tu possa essere la stessa di prima, no, questo non può essere, oggi l’ho capito il fattore T, il tempo, non è un elemento secondario, in realtà non l’ho mai considerato tale ma mi sono ritrovata nella condizione di dovermici scontrare come quando a sedici anni ho sbattuto la faccia contro un palo, ero distratta…

Nella mia vita non sono mai stata distratta ma fiduciosa si, sempre, anche perché nella mia mente non si contemplava assolutamente un’ipotesi diversa da quella che mi ero costruita in testa:
incontro fuori dalla norma – fatto-
ottimo rapporto –fatto-
sposarsi, avere un figlio, essere felici…
tutta questa parte io l’ho saltata, qualcuno potrebbe chiedermi ma non hai visto che il tempo passava?

Certo, come no è solo che avevo una fiducia incrollabile nel futuro e anche se si sono palesati problemi, io vivevo sempre un metro da terra infatti chiunque m’incontrasse si chiedeva?
Ma come fa questa ad essere sempre cosi allegra?
Ma si! Si sarebbe risolto tutto, perché noi avevamo un rapporto speciale…

Il problema nasce quando sbatti contro il palo, non perché non avete un rapporto speciale è solo che ad un certo punto tu sei rimasta lì aspettando che si realizzi il tuo sogno e Lui invece è andato avanti ad affrontare la vita mettendo in conto anche il non realizzarsi del sogno, peccato che a me nessuno lo ha detto.


Vi ho detto che il mio soprannome è Alice?

domenica 29 marzo 2015

FABIOLA

Avevo sistemato tutto: la finestra aperta, cosi il gatto sarebbe potuto uscire e cercare da mangiare o magari qualcuno di “buon cuore” magari l’avrebbe adottato ma ne dubitavo fortemente; nel giro di sei mesi ero riuscita a raccogliere il quantitativo di sonniferi che mi occorrevano.
Avevo anche deciso di non truccarmi, meglio al naturale.
Chissà quanto tempo ci avrebbero messo a trovarmi?
Tre giorni? Una settimana…mah!
Sicuramente dopo un mese si sarebbe cominciato a sentire il tanfo…eh no, anche il tanfo no!
Trovato!
Meglio dare appuntamento ad un paio di persone, cosi quando non mi presenterò quantomeno proveranno a chiamarmi per sapere che fine ho fatto e chiama oggi, chiama domani, chissà?
Forse un paio di giorni ce la possiamo fare.
Si, così può andare e finalmente finiranno i giramenti di testa e la nausea che mi prende ogni volta che penso a tutto quello che non ho fatto e che avrei voluto fare, finirà quel senso d’impotenza per non riuscire a cambiare niente, basta preoccupazioni, basta tutto; così magari la prossima volta, può darsi che qualcuno incrociando lo sguardo di un'altra persona dopo avergli detto “ciao” ricordandosi della mia storia forse gli chiederà anche “come stai? Ma veramente?” sperando che non si accontenti di una risposta banale.
In realtà a me qualcuno lo ha chiesto “come stai? Ma veramente?” ma io non sono riuscita a rispondere.
Un momento e se dopo pochi giorni nessuno parlasse più di me?
Non sarebbe servito a niente?
Le persone continueranno a dirsi solo “ciao” e “come stai” e chi ha bisogno di aiuto, comunque non lo troverà…del resto è proprio questo il motivo per cui lo faccio.


p.s. Date tutte le mie cose a più persone che conoscete e non che hanno bisogno è poca roba ma pur sempre utile per chi non le ha.

sabato 28 marzo 2015

MESI/ANNO

Gennaio: i giorni della Merla
Febbraio: corto e amaro
Marzo: è pazzo, si sa
Aprile, come sarà?


venerdì 27 marzo 2015

SORRIDI 

Pensieri di madre Teresa di Calcutta

Non aspettare di finire l’università,
di innamorarti,
di trovare lavoro,
di sposarti,
di avere figli,
di vederli sistemati,
di perdere quei dieci chili,
che arrivi il venerdì sera o la domenica mattina,
la primavera,
l’estate,
l’autunno o l’inverno.

Non c’è momento migliore di questo per essere felice.
La felicità è un percorso, non una destinazione. 
Lavora come se non avessi bisogno di denaro,
ama come se non ti avessero mai ferito 
e balla, come se non ti vedesse nessuno.
Ricordati che la pelle avvizzisce,
i capelli diventano bianchi e i giorni diventano anni.
Ma l’importante non cambia: 
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è il piumino che tira via qualsiasi ragnatela.
Dietro ogni traguardo c’è una nuova partenza. 
Dietro ogni risultato c’è un’altra sfida.
Finché sei vivo, sentiti vivo.

Vai avanti, anche quando tutti si aspettano che lasci perdere.





giovedì 26 marzo 2015

CAMBIAMENTO

Ci sono sempre due scelte nella vita:
accettare le condizioni in cui viviamo
o assumersi la responsabilità di cambiarle.

Denis Waitley

mercoledì 25 marzo 2015

ELENA

Centoquarantadue…
Centoquarantaquattro…
fino a Duecentosettanta ne mancano ancora cento…ventisei e ricominciamo a tagliare, posizionare, applicare lo scotch.
Il massimo della mia occupazione quotidiana, per oggi, perché poi una volta attaccati questi punti ho finito.
Mi ripeto che devo essere contenta, anzi, guardare la realtà e accettarla cercando di prendere gli aspetti positivi.
Io ci provo e a volte penso di stare meglio ma poi all'improvviso, come oggi mentre attacco i punti mi viene da piangere e sento una voce dentro che mi urla, si mi urla non è una vocina lontana urla proprio “ma che stai facendo, sta passando altro tempo senza che sia cambiato niente” e io che in quel momento vorrei buttare tutto all'aria non riesco a reagire e mi chiedo “ma che posso fare”?
Possibile mai che per me non ci sia niente altro? E tutti i miei sogni? Le mie aspettative?
Mi devo rassegnare?                                          
Ma la cosa peggiore è quella di credere di star facendo qualcosa per cambiare la situazione e poi rendersi conto che non cambia proprio nulla.
Oltretutto guardarsi intorno e sentirsi assolutamente soli, pur non essendolo; essere passati da una situazione idilliaca a una in cui ti senti senza respiro.
Sentire di voler andare via e allo stesso tempo non riuscire a distaccarsi perché al solo pensiero ti senti morire cominci a sudare freddo e ti gira la testa, proprio come un senso di vertigine.
Ricordo una volta dopo l’ennesimo incontro di lavoro che non servi a nulla e mi sentivo veramente sola  senza futuro e come se a nessuno importasse veramente qualcosa di me poi mi girai e nel traffico riconobbi lui che veniva a prendermi in macchina, ecco in quel momento ho pensato ma se non ci fosse a chi importerebbe di me?
E soprattutto pensai se lui si sentisse cosi, a chi si rivolgerebbe?

Forse è per questo che quella volta che avevo preparato la valigia poi la riapri e rimisi tutto a posto.

martedì 24 marzo 2015

PRIMAVERA

Alba di primavera

Stanotte s'è messa in cammino
la primavera nell'aria.
D'intorno, sul capo le svaria
un velo di stelle turchino.
Il suo profumo è un sospiro
diffuso sui freschi giardini.
La terra non ha più confini,
il mare non ha più respiro.
L'alba sorride con gli occhi
dalle lunghe ciglia del cielo.


di Giuseppe Villaroel

 

lunedì 23 marzo 2015

GIOIA

Era seduta su quello che una volta doveva essere stato un divano ma Gioa l’aveva sempre visto usare come un letto, ci dormivano in due Marco e lei quando si fermava a dormire da lui, in realtà non ci stavano ma quando sei innamorato dormiresti anche su un letto di spine e al risveglio diresti “però, in fondo ho dormito bene”; all'inizio non aveva detto niente per non sembrare formale “ma come non hai il letto?” e per delicatezza, non voleva farlo sentire in imbarazzo, in fondo stava uscendo da una separazione non era carino sottolineare e poi lei voleva essere quella che non dava problemi, quella che quando la guardi dici “che meraviglia, passa il tempo ma il nostro rapporto è sempre lo stesso anche nelle difficoltà”.
Era cominciata cosi, e ogni volta che c’era qualcosa che non le andava bene, abbozzava, oppure ogni qualvolta che provava a dire quello che non le andava bene lui rispondeva sempre che avrebbe cambiato quando sarebbe andata a vivere da lui, più passava il tempo, più le cose peggioravano e lei non riusciva a mettere un argine, intendiamoci nella vita reale ci si può soffermare su queste cose quando non devi preoccuparti di sopravvivere ma forse questo non è il termine adatto era più come cercare di realizzare un sogno senza riuscirci mai, nel frattempo passa il tempo e tu devi confrontarti con la realtà e con le difficoltà di ogni giorno e allora tralasci, pensi che poi verrà il momento in cui si risolverà.
Il punto era che il momento era arrivato e non si era risolto nulla, anzi lei vedeva tutti i suoi sacrifici resi nulli, come se solo lei non avesse diritto a quel percorso.
Gioia a volte si guardava nello specchio e vedeva che della parola gioia le era rimasto solo il nome.
Una volta si era ritrovata all'Ikea aveva accompagnato una sua amica che doveva comprare dei mobili per la casa al mare, mentre girava per i corridoi valutava cosa potesse rientrare nelle sue possibilità sperando sempre di vedere arrivare quel giorno e cosi sulla scia di una sua vecchia abitudine, cominciata all'inizio della sua storia con Marco, comprò una piccola cosa per loro due, un cuscino, per quel famoso divano, con cinque euro che aveva vinto giocando una schedina di Win for life lo portò da Marco e il divano assunse un aspetto di letto di fortuna, di quelli che si fanno per gli ospiti sperando che portasse un po’ di fortuna.


Erano passati nove anni e Gioia era seduta su quello stesso divano dove Marco dormiva ancora e su quel cuscino ormai ridotto a una piuma l’unica differenza era che lei ora dormiva su un altro divano che si era portata da casa dei suoi…in un’altra stanza.

domenica 22 marzo 2015

Giornata Mondiale dell'Acqua.  
22 Marzo

Con l'arrivo della primavera i rami secchi del fiume Colorado in California tornano a rifiorire, grazie ad un progetto di restauro ambientale.  
Vanity Fair Marzo 2015



venerdì 20 marzo 2015

gra-dua-tò-ria




1. graduatoria che risulta da una classificazione; in particolare, graduatoria in ordine di merito delle squadre o degli atleti partecipanti a una competizione sportiva: classifica generale;classifica a punti; la classifica del campionato di calcio, del giro d’Italia | graduatoria in ordine di vendite o di incassi: la classifica dei libri più venduti, dei film più visti


2. elenco dei partecipanti a una gara o a un concorso, secondo il punteggio riportato o la qualifica ottenuta


3. (non com.) ordinamento, suddivisione per classi; classificazione


Etimologia: ← deriv. di classificare.

da Garzanti Linguistica

mercoledì 18 marzo 2015

CICLI

Il termine ciclo indica una struttura di oggetti chiusa su sé stessa, o un fenomeno che si ripete nel tempo. In particolare:

martedì 17 marzo 2015

BIVI



C'è da chiedersi se nella vita contino di più le scelte che non si fanno o quelle che si fanno?

Il non scegliere equivale comunque a scegliere?

Il tempo che passi nel non prendere decisioni, ti porta comunque ad una decisione?

lunedì 16 marzo 2015

LIVIA

“Ecco, ecco fatto”
Questa la frase che ripeteva Marnie nel film omonimo di Hitchcock nel momento in cui ricordava il motivo della sua avversione per gli uomini.
E’ una frase che mi è rimasta sempre nella testa una frase che sembra di una semplicità disarmante però usata in quel contesto era ed è inquietante altrimenti non si spiegherebbe perché oggi tornando a casa mi sarebbe venuta in mente pensavo alla situazione paradossale in cui mi trovavo; ho detto casa ma non è casa mia, ero uscita per vedere una amica che ha insistito, lei pensa che sia tutto come prima nella mia vita ma non è cosi; la cosa però che mi ha inquietato è la scioltezza, la normalità con cui sono rientrata è mi sono rimessa la “divisa”: pantalone del pigiama con elastico allargato che cala, ho aggiunto un paio di calzini a quelli che avevo già entrambi li ho su da cinque giorni, ho sfilato il cardigan, ho lasciato il lupetto anche quello da cinque giorni e ho aggiunto la maglia del pigiama sopra.
“Ecco, ecco fatto”
Come se niente fosse, e nessuno si accorge che non faccio più la vita di prima, nessuno sa che non ho l’acqua calda corrente, che sono invasa dalle pulci, l’immondizia mi sta sommergendo questa storia va avanti da due anni e io in ogni occasione pubblica mi comporto come se fosse tutto normale ma non lo è.
“Ecco, ecco fatto”
Possibile che nessuno se ne accorga.
“Ecco, ecco fatto”
E mi sono dovuta anche sorbire i “problemi” della mia “amica”.
“Ecco, ecco fatto”
Poi dicono che le persone impazziscono all’improvviso.

Niente succede “all’improvviso”.

domenica 15 marzo 2015

Il mio passato 
 
Spesso ripeto sottovoce
che si deve vivere di ricordi solo
quando mi sono rimasti pochi giorni.
Quello che e’ passato 
e’ come se non ci fosse mai stato.
Il passato e’ un laccio che
stringe la gola alla mia mente
e toglie energie per affrontare il mio presente.
 Il passato e’ solo fumo
di chi non ha vissuto.
Quello che ho gia’ visto
non conta piu’ niente.
Il passato ed il futuro
non sono realta’ ma solo effimere illusioni.
Devo liberarmi del tempo
e vivere il presente giacche’ non esiste altro tempo
che questo meraviglioso istante.
Alda Merini

sabato 14 marzo 2015

venerdì 13 marzo 2015

GIOIA

La grande gioia non raccoglie boccioli di rosa finché può; i suoi occhi sono fissi sulla rosa immortale descritta da Dante. La grande gioia ha in sé il senso dell'immortalità; lo splendore stesso della giovinezza sta nella sensazione di avere lo spazio necessario per distendere le gambe. (Gilbert Keith Chesterton)

mercoledì 11 marzo 2015

#sconosciuti

Decidete che una cosa si può fare e si deve fare e troverete il modo.

- A. Lincoln


martedì 10 marzo 2015

Ho conosciuto in te le meraviglie

Ho conosciuto in te le meraviglie
meraviglie d'amore sì scoperte
che parevano a me delle conchiglie
ove odoravo il mare e le deserte
spiagge corrive e lì dentro l'amore
mi son persa come alla bufera
sempre tenendo fermo questo cuore
che (ben sapevo) amava una chimera.
Alda Merini

da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-257030?f=a:3457>

lunedì 9 marzo 2015

Apriti Cuore

In questa notte calda di ottobre
apriti cuore
non stare li' in silenzio
senza dir niente
non ti sento, non ti sento,
da troppo tempo non ti sento
e ti ho tenuto lontano
dalla gente
quanti giorni passati
senza un gesto d'amore
con i falsi sorrisi
e le vuote parole
ho perfino pensato
in questa notte di ottobre
di buttarti via...
di buttarti via...
ah lo so' il cuore non e' un calcolo
freddo e matematico
lui non sa' dov'e' che va'
sbaglia si ferma, e riprende
e il suo battito non e' logico
e' come un bimbo libero
appena dici che non si fa'
lui si volta e si offende
non lasciarlo mai solo
come ho fatto io
lascia stare il potere, il denaro
che non e' il tuo dio
ho anche tu rimarrai
senza neanche un amico
cambiero'...cambiero'...
apriti cuore ti prego
fatti sentire
cambiero', tornero'...
come un tempo padrone di niente
di niente... di niente
anche davanti a questo cielo nero
di stelle
e ce ne sono stanotte di stelle
forse miliardi, cuore non parli?
o sono io che non sento
e per paura di ogni sentimento
cinico e indifferente
faccio finta di niente
ma non ho piu' parole
in questa notte di ottobre
sento solo lontano
un misterioso rumore
e' la notte che piano si muove,
e tra poco esce il sole
cambiero'... cambiero'...
apriti cuore ti prego
fatti sentire
cambiero', tornero'...
come un tempo padrone di niente
di niente... di niente
cambiero'... cambiero'...
apriti cuore ti prego
fatti sentire
cambiero', tornero'...
come un tempo padrone di niente
di niente... di niente
cambiero'... cambiero'...
apriti cuore ti prego
fatti sentire
cambiero', tornero'...
come un tempo padrone di niente
di niente... di niente

Apriti Cuore


domenica 8 marzo 2015

#Dear me

Cara me,
alla ragazza che ero non so cosa consiglierei ma una cosa voglio dirgliela: perdonati io so che ogni scelta è stata fatta con amore, magari hai sbagliato pensavi di andare nella direzione giusta hai forzato anche se non era il caso per restare fedele a un sentimento perché la cosa a cui tenevi di più era la stima della persona che amavi, non è stato così.
Certe cose si capiscono solo dopo.
Perdonati, perché il tuo sentimento era puro, pazienza se sei stata chiamata Alice nel paese delle meraviglie...

in fondo Alice è un bel soprannome.

sabato 7 marzo 2015

Il senso della vita

non è qualcosa in cui ti imbatti per caso, come la soluzione a un enigma

o il premio di una caccia al tesoro.
Il senso della vita è qualcosa che costruisci vivendo:
a partire dalla tua storia,
dai tuoi affetti,
dall’esperienza umana che ti viene trasmessa,
dal tuo talento e dal tuo sapere,
dalle cose in cui credi,
dalle cose e dalle persone che ami, dai valori per cui sei disposto a sacrificare qualcosa.
Gli ingredienti ci sono tutti.
Tu sei l’unico che può fonderli in quel disegno
che sarà la tua vita.
Fà che sia una vita piena di dignità
e di significato per te.
Se sarà così,
allora il bilancio dei successi
e dei fallimenti
sarà secondario.

John Gardner




venerdì 6 marzo 2015

La leggenda del Pettirosso.





Era in quel tempo, quando Nostro Signore creò il cielo e la terra e anche tutti gli animali e le piante, e in pari tempo distribuì i nomi. Esistono molte storie di quel tempo, e se si sapessero tutte avremmo anche la spiegazione di tutte le cose del mondo che ora non si possono comprendere.


Fu allora che, mentre Nostro Signore stava a sedere in Paradiso a dipingere gli uccelli, venne a mancare il colore sulla tavolozza, così che ilpicchio sarebbe rimasto senza colore se egli non avesse ripulito tutti i pennelli sulle sue penne.


Fu nello stesso giorno che l’ape fu punita. Perché appena fu creata incominciò a raccogliere miele, e gli animali e gli uomini, che si accorsero del dolce profumo del miele, vennero ad assaggiarlo. Ma l’ape voleva conservare tutto per sé e con le sue punture velenose scacciava tutti quelli che si avvicinavano all’alveare. Nostro Signore vide e chiamò a sé l’ape: «Io ti ho dato la facoltà di raccogliere il miele che è ciò che la creazione ha di più dolce – gli disse – ma non per questo ti ho dato il diritto d’essere cattiva col tuo prossimo. E ora ricordati: se pungerai qualcuno che vorrà assaggiare il tuo miele, morirai»


Già, fu allora che il grillo divenne cieco e la formica perse le sue ali, accaddero tante cose straordinarie in quel giorno.


Nostro Signore, grande e mite, era seduto tutto il giorno a creare e a formare, e verso sera gli venne in mente di creare un piccolo uccello grigio.


«Ricordati che il tuo nome è pettirosso!» disse Nostro Signore all’uccello e lo fece volare.


Ma dopo che l’uccello ebbe fatto un volo ed ebbe ammirato la terra sulla quale doveva vivere, gli venne voglia di mirarsi. Allora vide che era tutto grigio, si voltò e rivoltò rispecchiandosi nell’acqua, ma non poté scoprire neppure una penna rossa.


Rivolò da Nostro Signore e lo raggiunse mentre dalle sue mani uscivano farfalle che svolazzavano intorno alla sua testa, mentre piccioni garrivano sulle sue spalle, e dalla terra intorno a lui sorgevano rose, gigli e pratoline.


Il cuore dell’uccellino batteva per il timore, ma descrivendo leggeri giri volava sempre più vicino a Nostro Signore e finalmente si lasciò cadere sulla sua mano.


Così Nostro Signore gli domandò cosa cercava. «Vorrei solo farti una domanda» disse l’uccellino. «Cosa desideri sapere?», «Perché debbo chiamarmi pettirosso, mentre son tutto grigio dalla punta del becco sino alla coda? Perché mi chiamo pettirosso quando non posseggo neppure una penna rossa? »


L’uccellino si guardò intorno: c’erano fagiani rossi sotto un leggero pulviscolo d’oro, pappagalli con collari rossi, galli con creste rosse, senza parlare delle farfalle, dei pesciolini rossi e delle rose. Pensò che occorreva una sola goccia di rosso sul suo petto, per farlo diventare adatto al suo nome. E s’immaginò che Nostro Signore gli dicesse: “Ah, me ne sono scordato aspetta solamente un momento e sarà fatto!”.


Ma Egli sorrise e disse: «Ti ho chiamato pettirosso, e pettirosso ti chiamerai, ma cercati da te il mezzo di meritarti le tue penne rosse ». Alzò la mano e lasciò che l’uccello rivolasse per il mondo.


L’uccello volò via con molti pensieri. Che cosa poteva fare un uccellino per procurarsi delle penne rosse?


L’unica cosa che gli venisse in mente fu di fabbricarsi il nido in mezzo ai prunai. Egli s’annidò fra le spine nel folto della macchia. Pareva stesse aspettando che una foglia delle rose gli si attaccasse al petto e gli desse il suo colore.





Un numero lungo d’anni erano trascorsi da quel giorno che fu il più bello. D’allora animali e uomini avevano abbandonato il Paradiso e si erano sparsi sulla terra. Gli uomini avevano imparato a lavorare la terra e a navigare sul mare; da molto sapevano costruire grandi templi e città potenti, come Tebe, Roma e Gerusalemme.


Spuntò un giorno che non sarebbe mai più potuto essere dimenticato nella storia del mondo e all’alba di quel giorno un pettirosso era posato su un colle fuori le mura di Gerusalemme e cantava per i suoi piccoli nel nido tra i cespugli. Raccontava il giorno della creazione e la distribuzione dei nomi: così come l’aveva raccontato ogni pettirosso dal primo che aveva udito la parola di Nostro Signore ed era uscito dalla Sua mano.


«E ora vedete – concluse il pettirosso, come i suoi genitori prima di lui – tanti anni sono passati, tante rose sono sbocciate, così tanti uccelli sono sgusciati dalle uova che non c’è nessuno capace di contarli, ma noi siamo ancora grigi». I piccoli chiesero se gli antenati non avevano cercato di compiere qual che grande opera per conquistare il prezioso colore.


«Abbiamo fatto tutto quello che abbiamo potuto – rispose – ma siamo stati sfortunati. Il primo pettirosso, quando amò la sua compagna pensò “Adesso comprendo: Nostro Signore vuole che io ami con tale ardore, che le penne del mio petto abbiano a tingersi di rosso per il caldo d’amore che ho nel cuore”. Ma non fu così. Abbiamo anche sperato nel nostro canto: forse la fiamma del canto che ho nell’anima, tingerà di rosso le penne del mio petto. Abbiamo anche sperato nel nostro coraggio e valore quando battendoci il petto s’infiamma dal piacere di combattere. Forse ora le penne del mio petto si tingeranno di rosso per la gioia della lotta che arde nel mio cuore. Ma sempre ci siamo ingannati e siamo sempre rimasti grigi.


Che cosa possiamo fare più che amare, cantare e lottare? …»


L’uccello tacque perché dalla porta della città usciva una gran quantità di gente che si dirigeva verso il colle.





C’erano soldati, servi, sacerdoti, donne piangenti, e una massa di popolo che correva avanti. Il pettirosso stava sull’orlo del suo nido. Temeva che il cespuglio di spine venisse calpestato. Poi entrò nel nido «è tremendo – disse – non voglio che vediate. Sono tre malfattori che vengono crocifissi.» E allargò le ali affinché i piccini nulla potessero vedere.


Il pettirosso non poteva allontanare gli sguardi dai tre infelici.


«Come gli uomini sono crudeli! Sulla testa di uno di loro hanno posto una corona di spine. Vedo che le spine hanno ferito la sua fronte così da far scorrere il sangue fin sugli occhi, ma il suo sguardo è così dolce che ognuno deve sentire d’amarlo. Mi pare che una freccia mi stia trafiggendo il cuore nel vederlo soffrire. »


“Se fossi un’aquila strapperei i chiodi dalle sue mani e con i miei artigli scaccerei coloro che lo fanno morire.”


E non poteva più stare fermo nel suo nido: “Benché sia piccolo pure debbo poter fare qualche cosa per questo uomo” e allargò le ali e volò via, descrivendo larghi giri intorno al Crocifisso.


Gli volò intorno parecchie volte perché era timido che non aveva mai osato avvicinarsi a un uomo. Ma giro dopo giro gli si avvicinò e col becco tolse una spina dalla sua fronte. Una goccia di sangue sprizzò sul suo petto e si allargò rapidamente tingendolo di rosso. L’uomo gli sussurrò: «La tua pietà ha meritato quello hai desiderato dal primo giorno. Ricordi? Ero io».


Il pettirosso tornò al nido, e i piccoli esclamarono: «Sei rosso! Sei rosso! Come le bacche e le ciliegie! »


«E’ solo il sangue di quell’uomo, se ne andrà con l’acqua del ruscello».


Ma l’acqua non lavò più via il bel rosso delle sue piume, e quando crebbero, divennero rossi anche i suoi piccoli.


Fu così che tutti i pettirossi, da quel giorno, meritarono il loro nome.