Cyrano
Ecco l'amore sopra ogni altra cosa, saper di dover morire e voler passare gli ultimi momenti con il proprio bene, anteponendo sempre l'altrui felicità alla propria.
ATTO QUINTO
SCENA 3
RAGUENEAU - Ho visto uscire Cirano. Lui sta per svoltare l'angolo, vedo che un servo lascia cadere un tronco dalla finestra sotto cui passava...
LE BRET - Vigliacchi!... E Cirano?
RAGUENEAU - Io accorro e vedo il nostro poeta, a terra con la testa rotta.
LE BRET - Morto?
RAGUENEAU - No! L'ho trasportato a casa sua... Vedeste che stanza!
LE BRET - Soffre?
RAGUENEAU - No, signore. E' svenuto. Ha la testa fasciata... Corriamo, presto. Non c'è nessuno con lui. Se si alza potrebbe morire.
LE BRET - Vieni, passiamo per la cappella. Faremo prima.
SCENA 4
ROSSANA - Com'è bello quest'ultimo giorno di settembre. La mia tristezza sorride. Lei che rifiuta l'aprile, si lascia sedurre dalla dolcezza dell'autunno. (Si siede al telaio. Due suore portano una poltrona). Grazie, sorella. (Le suore escono) Sta per venire. (Si sentono i tocchi di un orologio) Già l'ora... Mi stupisce. Sarebbe in ritardo per la prima volta. Ma ormai non dovrebbe tardare. Guarda, una foglia morta. No, niente potrebbe impedirgli di venire.
UNA SUORA (comparendo sulla soglia) - Il signore di Bergerac.
ROSSANA (senza voltarsi) - Che dicevo? (Entra Cirano, pallidissimo, il cappello calato sugli occhi. La suora va via. Lui viene avanti lentamente reggendosi a fatica sul bastone) Ah, queste tinte sfiorite...Come metterle assieme? (In tono di affettuoso rimprovero) Per la prima volta, in ritardo!
CIRANO (giunge alla poltrona e si siede) - Sì, che pazzia! Non ci posso pensare. Sono in ritardo a causa di una visita piuttosto inopportuna.
ROSSANA (distratta, continuando a lavorare) - Ah, qualche seccatore?
CIRANO - No, una seccatrice.
ROSSANA - L'hai mandata via?
CIRANO - Sì, le ho detto: scusatemi, oggi è sabato, devo recarmi in un certo posto e niente mi ha potuto impedire di andarci. Ripassate tra un'ora.
ROSSANA - Bene. Questa persona dovrà aspettare per vederti. Non ti lascerò andare prima di sera.
CIRANO (dolce) - Forse dovrò andarmene prima. (Chiude gli occhi e tace).
ROSSANA (a Cirano) - Ma come, non importuni la tua suor Marta?
CIRANO (riapre gli occhio. Con tono spaccone) Ieri ho mangiato carne!
SUOR MARTA - Capisco. (Tra sé) Per questo è così pallido. (A bassa voce) Sì, ma poi passerete al refettorio a bere una tazza di brodo... Verrete, vero?
CIRANO - Sì, sì.
SUOR MARTA - Meno male. Siete più ragionevole oggi.
CIRANO - Stasera voglio stupirvi. Guardate, vi permetto di pregare per me.
SUOR MARTA (dolce) - Non ho mai atteso il vostro permesso. (Rientra)
CIRANO (a Rossana, china sul ricamo) - Al diavolo, se potrò mai vedere la fine di questo ricamo!
ROSSANA - Ecco, me l'aspettavo. (Il vento fa cadere delle foglie). Sono d'un biondo veneziano, stinto. Guarda come cadono.
CIRANO - Cadono bene. Riescono a mettere una loro ultima bellezza nel viaggio, sia pure così breve, dal ramo alla terra; e malgrado il terrore d'imputridire, vogliono che questa loro caduta abbia la grazia d'un volo.
ROSSANA - Sei triste?
CIRANO (riprendendosi) - Ma no, Rossana, per niente!
ROSSANA - Lascia perdere le foglie... E raccontami cosa c'è di nuovo.
CIRANO - Dunque...(lottando contro il dolore) - Sabato il re Luigi di Borbone ebbe la febbre per indigestione ma la sua malattia venne arrestata e per lesa maestà fu condannata. Domenica al gran ballo della corte di candele esaurirono le scorte. Le nostre truppe hanno battuto l'esercito imperiale in un minuto. Quattro stregoni furono impiccati per essersi al demonio consacrati. E alla cagnetta di madame d'Athis hanno fatto un clistere lunedì...
ROSSANA - Cirano, ti prego!
CIRANO - Martedì poi..Lygdamire cambiò d'amante.
ROSSANA - Ah!
CIRANO (mentre il viso va sempre più alterandosi) - Mercoledì ventitré per una gita la corte a Fontainebleau si è trasferita. Lo stesso giorno inoltre la Montglait ha detto un secco no al conte di Fiesque. Giovedì la Mancini sembra che sia rimasta a dormire con il re. Venerdì la Montglait ha detto infine sì al suo innamorato. Sabato ventisei...(Chiude gli occhi. China il capo. Silenzio)
ROSSANA (allarmata) - E' svenuto! (Gli va vicino e lo chiama) Cirano!
CIRANO (riapre gli occhi, stordito) - Che c'è?... Che?... (Vede Rossana china su di lui e si ritrae sulla poltrona) Ti assicuro, non è niente. Lasciami.
ROSSANA - Ma...
CIRANO - E' la mia ferita di Arras... che... qualche volta... sai...
ROSSANA - Povero amico mio.
CIRANO - Non è niente. (Si sforza di sorridere) Ecco, è passato.
ROSSANA (accanto a lui) - Ognuno di noi ha la sua ferita - io ho la mia. Qui, sempre viva, quest'antica ferita (si mette la mano sul petto) è qui, sotto la lettera ingiallita macchiata di pianto e di sangue.
CIRANO - La sua lettera... Non mi promettesti che me l'avresti fatta leggere?
ROSSANA - La sua lettera?... Vorresti?...
CIRANO - Sì... Voglio... Adesso...
ROSSANA - Tieni... Leggi. (Ritorna al suo ricamo. Si sta facendo buio).
CIRANO (legge) - «Rossana, addio, sto per morire! E' per stasera, amore mio. Ho l'anima ancora greve d'amore inespresso. Mai più questi miei occhi esaltati, questi miei sguardi che non conobbero altro splendore che te, mai più baceranno al volo i tuoi gesti. Rivedo adesso un piccolo movimento che ti è familiare quando ti tocchi la fronte, e vorrei gridare...».
ROSSANA (turbata) - Ma come la leggi?!
CIRANO (mentre va facendosi sempre più buio) - «...e grido addio!...».«Mia cara, mia cara, mio tesoro...». «Amore!...».
ROSSANA - Con una voce che sento adesso per la prima volta. (Gli si avvicina, si china per guardare la lettera. Il buio aumenta)
CIRANO - «Il mio cuore non ti lasciò mai sola un secondo; io sono e sarò anche all'altro mondo, colui che t'ama senza misura, colui che...».
ROSSANA (poggiandogli una mano sulla spalla) - Come fai a leggere al buio? (Lui china il capo. Un lungo silenzio) E per quattordici anni hai recitato la parte del vecchio amico che viene per distrarmi!
CIRANO - Rossana!
ROSSANA - Eri tu. Avrei dovuto capirlo da come dicevi il mio nome.
CIRANO - No, non ero io!
ROSSANA - Eri tu! Ora capisco tutto - le lettere, eri tu... La voce quella notte tu... L'anima era la tua!
CIRANO - Non ti ho mai amata.
ROSSANA - Tu mi amavi!
CIRANO - Non io - l'altro! No no, mio caro amore... io non ti ho amata mai.
ROSSANA - Quante cose sono morte stasera e quante ne sono nate! perché hai taciuto per tanti anni se il pianto su questa lettera è tuo?
CIRANO (restituendole la lettera) - Il sangue è suo.
ROSSANA - E allora perché spezzare stasera questo sublime silenzio?
CIRANO - Perché?... (Entrano Le Bret e Ragueneau)
SCENA 5
LE BRET - Che pazzia! Eccolo, ne ero certo, è là!
CIRANO (sorridendo e alzandosi) - Toh, chi si vede!
LE BRET - Signora, si è ucciso per venirvi a trovare!
ROSSANA - Mio Dio!... Ma allora, quella sua debolezza improvvisa... quella...
CIRANO - Sabato ventisei qualche ora fa hanno colpito a morte Bergerac. (Si toglie il cappello mostrando il capo fasciato)
ROSSANA - Cirano! - Sei ferito!... Che ti hanno fatto? Perché?
CIRANO - «Poter morire colpito al petto, lealmente, dalla spada di un eroe...» dicevo. Ma il destino s'è preso gioco di me. Ed eccomi ucciso alle spalle, da un servo, con un tronco. Ho sbagliato tutto, anche la morte.
RAGUENEAU - Signor Cirano!...
CIRANO - Ragueneau, non piangere così forte!... (Gli tende la mano) Dimmi, che mestiere fai adesso, amico mio?
RAGUENEAU (piangendo) - Spengo le... le candele al teatro di Molière.
CIRANO - Molière!
RAGUENEAU - Ma domani mi licenzio - sì, sono indignato! Ieri, alla recita dello Scapino, mi sono accorto che v'ha rubato tutta una scena. Sì, quella che dice - «ma che diavolo ci andava a fare in quella galera?».
LE BRET (furioso) - Molière te l'ha rubata!
CIRANO - Ha fatto bene... E com'è andata la scena? Ha fatto effetto?
RAGUENEAU (singhiozzando) - Che risate, signore! ridevano tutti.
CIRANO - Ecco la mia vita - far da suggeritore, ed essere dimenticato. (A Rossana) Ti ricordi quella sera in cui Cristiano ti parlò sotto il balcone? Bene, la mia vita è tutta lì, mentre io restavo giù nell'ombra, l'altro saliva a cogliere il bacio della gloria. E' giusto, lo riconosco ora che sto per morire - Molière ha del genio e Cristiano era bello. (Si vedono passare le suore che vanno alla funzione) Che vadano pure a pregare. La loro campana le chiama.
ROSSANA (alzandosi per chiamare aiuto) - Sorella! Sorella!
CIRANO (trattenendola) - No, non andare. Non mi ritroveresti più. (Si sente suonare l'organo) Mi mancava giusto un po' di musica...
ROSSANA - Io ti amo. Vivi!
CIRANO - Soltanto nelle favole il principe, sentendosi dire «ti amo», sciolse la sua bruttezza al sole delle parole. Ma tu lo sai che per me non c'è sole.
ROSSANA - Io sono stata la tua rovina, io!
CIRANO - No. Io ignoravo la dolcezza femminile. Mia madre non mi trovava bello. Fuggivo le amanti per paura del loro sarcasmo. A te devo d'avere avuto un'amica. A te devo se nella mia vita è passato il fruscio di una veste.
LE BRET (mostrandogli la luna) - Ecco l'altra tua amica che viene a trovarti.
CIRANO (sorridendo alla luna) - La vedo.
ROSSANA - Non ho amato che un uomo solo, e lo perdo due volte.
CIRANO - Le Bret, vado a raggiungere la luna senza bisogno d'inventare una macchina che mi ci porti...
ROSSANA - Ma che dici!
CIRANO - Ma sì - quello è il mio paradiso. Più d'un'anima che m'è cara è in esilio lassù, ne sono certo. Vi incontrerò Socrate, Galileo...
LE BRET - No! No! Tutto questo è troppo stupido - è ingiusto!... Un poeta come lui, un cuore così grande, morire così... morire...
CIRANO - Ecco Le Bret che si mette a brontolare.
LE BRET (scoppiando a piangere) - Amico mio...
CIRANO (delira) - I cadetti di Guascogna! Copernico ha detto...
ROSSANA (sospira) - Cirano...
CIRANO - Ma che diavolo c'è stato a fare lui in questa galera?... Filosofo, fisico, poeta, uomo d'armi, musicista trasvolatore di spazi, gran polemista e anche amante per conto d'altri, qui giace Cirano di Bergerac che in vita sua fu tutto e non fu niente... Me ne vado. Scusatemi. Non posso farmi attendere - il raggio della luna viene a prendermi. (Le lacrime di Rossana lo richiamano alla realtà) Io non voglio che tu smetta di piangere il bello, il buon Cristiano; voglio soltanto che tu dia un doppio senso a questi tuoi funebri veli - voglio che il suo lutto diventi anche un poco il mio lutto.
ROSSANA - Io ti giuro...
CIRANO - Non qui - non seduto in poltrona! Non reggetemi. Un albero mi basta. Eccola che viene. Mi sento già i piedi di marmo, le mani di piombo. Ma, visto che viene... voglio aspettarla in piedi... (estrae la spada) armato.
LE BRET - Cirano!
ROSSANA - Cirano. (Tutti indietreggiano spaventati)
CIRANO - Mi sta guardando. Mi pare proprio che si permetta di fissarmi il naso. Che dite? Inutile resisterle? Lo so. Ma non si combatte solo per vincere. No, è assai più bello quando è inutile! Vi vedo. Vi riconosco, tutti i miei vecchi nemici! La Menzogna? (Tira colpi di spada nel vuoto) Prendi! Ah ah! Il Compromesso, il Pregiudizio, la Viltà... (Duella) Volete che venga a patti? Mai! Ah, eccoti, Stupidità! Alla fine l'avrete vinta voi, ma io mi batto! mi batto! mi batto! (Fa ruotare vorticosamente la spada) Sì, m'avete preso tutto - l'alloro e la rosa. Ma c'è qualcosa che porto con me, qualcosa con cui stasera saluterò l'azzurra soglia del cielo nel presentarmi a Dio, qualcosa che non ha piega né macchia...(si lancia verso il vuoto. La spada cade)
ROSSANA (chinandosi e baciandolo) - Che cosa?
CIRANO (riapre gli occhi e sorride) - Qualcosa... qualcosa che...(Muore)
SCENA 3
RAGUENEAU - Ho visto uscire Cirano. Lui sta per svoltare l'angolo, vedo che un servo lascia cadere un tronco dalla finestra sotto cui passava...
LE BRET - Vigliacchi!... E Cirano?
RAGUENEAU - Io accorro e vedo il nostro poeta, a terra con la testa rotta.
LE BRET - Morto?
RAGUENEAU - No! L'ho trasportato a casa sua... Vedeste che stanza!
LE BRET - Soffre?
RAGUENEAU - No, signore. E' svenuto. Ha la testa fasciata... Corriamo, presto. Non c'è nessuno con lui. Se si alza potrebbe morire.
LE BRET - Vieni, passiamo per la cappella. Faremo prima.
SCENA 4
ROSSANA - Com'è bello quest'ultimo giorno di settembre. La mia tristezza sorride. Lei che rifiuta l'aprile, si lascia sedurre dalla dolcezza dell'autunno. (Si siede al telaio. Due suore portano una poltrona). Grazie, sorella. (Le suore escono) Sta per venire. (Si sentono i tocchi di un orologio) Già l'ora... Mi stupisce. Sarebbe in ritardo per la prima volta. Ma ormai non dovrebbe tardare. Guarda, una foglia morta. No, niente potrebbe impedirgli di venire.
UNA SUORA (comparendo sulla soglia) - Il signore di Bergerac.
ROSSANA (senza voltarsi) - Che dicevo? (Entra Cirano, pallidissimo, il cappello calato sugli occhi. La suora va via. Lui viene avanti lentamente reggendosi a fatica sul bastone) Ah, queste tinte sfiorite...Come metterle assieme? (In tono di affettuoso rimprovero) Per la prima volta, in ritardo!
CIRANO (giunge alla poltrona e si siede) - Sì, che pazzia! Non ci posso pensare. Sono in ritardo a causa di una visita piuttosto inopportuna.
ROSSANA (distratta, continuando a lavorare) - Ah, qualche seccatore?
CIRANO - No, una seccatrice.
ROSSANA - L'hai mandata via?
CIRANO - Sì, le ho detto: scusatemi, oggi è sabato, devo recarmi in un certo posto e niente mi ha potuto impedire di andarci. Ripassate tra un'ora.
ROSSANA - Bene. Questa persona dovrà aspettare per vederti. Non ti lascerò andare prima di sera.
CIRANO (dolce) - Forse dovrò andarmene prima. (Chiude gli occhi e tace).
ROSSANA (a Cirano) - Ma come, non importuni la tua suor Marta?
CIRANO (riapre gli occhio. Con tono spaccone) Ieri ho mangiato carne!
SUOR MARTA - Capisco. (Tra sé) Per questo è così pallido. (A bassa voce) Sì, ma poi passerete al refettorio a bere una tazza di brodo... Verrete, vero?
CIRANO - Sì, sì.
SUOR MARTA - Meno male. Siete più ragionevole oggi.
CIRANO - Stasera voglio stupirvi. Guardate, vi permetto di pregare per me.
SUOR MARTA (dolce) - Non ho mai atteso il vostro permesso. (Rientra)
CIRANO (a Rossana, china sul ricamo) - Al diavolo, se potrò mai vedere la fine di questo ricamo!
ROSSANA - Ecco, me l'aspettavo. (Il vento fa cadere delle foglie). Sono d'un biondo veneziano, stinto. Guarda come cadono.
CIRANO - Cadono bene. Riescono a mettere una loro ultima bellezza nel viaggio, sia pure così breve, dal ramo alla terra; e malgrado il terrore d'imputridire, vogliono che questa loro caduta abbia la grazia d'un volo.
ROSSANA - Sei triste?
CIRANO (riprendendosi) - Ma no, Rossana, per niente!
ROSSANA - Lascia perdere le foglie... E raccontami cosa c'è di nuovo.
CIRANO - Dunque...(lottando contro il dolore) - Sabato il re Luigi di Borbone ebbe la febbre per indigestione ma la sua malattia venne arrestata e per lesa maestà fu condannata. Domenica al gran ballo della corte di candele esaurirono le scorte. Le nostre truppe hanno battuto l'esercito imperiale in un minuto. Quattro stregoni furono impiccati per essersi al demonio consacrati. E alla cagnetta di madame d'Athis hanno fatto un clistere lunedì...
ROSSANA - Cirano, ti prego!
CIRANO - Martedì poi..Lygdamire cambiò d'amante.
ROSSANA - Ah!
CIRANO (mentre il viso va sempre più alterandosi) - Mercoledì ventitré per una gita la corte a Fontainebleau si è trasferita. Lo stesso giorno inoltre la Montglait ha detto un secco no al conte di Fiesque. Giovedì la Mancini sembra che sia rimasta a dormire con il re. Venerdì la Montglait ha detto infine sì al suo innamorato. Sabato ventisei...(Chiude gli occhi. China il capo. Silenzio)
ROSSANA (allarmata) - E' svenuto! (Gli va vicino e lo chiama) Cirano!
CIRANO (riapre gli occhi, stordito) - Che c'è?... Che?... (Vede Rossana china su di lui e si ritrae sulla poltrona) Ti assicuro, non è niente. Lasciami.
ROSSANA - Ma...
CIRANO - E' la mia ferita di Arras... che... qualche volta... sai...
ROSSANA - Povero amico mio.
CIRANO - Non è niente. (Si sforza di sorridere) Ecco, è passato.
ROSSANA (accanto a lui) - Ognuno di noi ha la sua ferita - io ho la mia. Qui, sempre viva, quest'antica ferita (si mette la mano sul petto) è qui, sotto la lettera ingiallita macchiata di pianto e di sangue.
CIRANO - La sua lettera... Non mi promettesti che me l'avresti fatta leggere?
ROSSANA - La sua lettera?... Vorresti?...
CIRANO - Sì... Voglio... Adesso...
ROSSANA - Tieni... Leggi. (Ritorna al suo ricamo. Si sta facendo buio).
CIRANO (legge) - «Rossana, addio, sto per morire! E' per stasera, amore mio. Ho l'anima ancora greve d'amore inespresso. Mai più questi miei occhi esaltati, questi miei sguardi che non conobbero altro splendore che te, mai più baceranno al volo i tuoi gesti. Rivedo adesso un piccolo movimento che ti è familiare quando ti tocchi la fronte, e vorrei gridare...».
ROSSANA (turbata) - Ma come la leggi?!
CIRANO (mentre va facendosi sempre più buio) - «...e grido addio!...».«Mia cara, mia cara, mio tesoro...». «Amore!...».
ROSSANA - Con una voce che sento adesso per la prima volta. (Gli si avvicina, si china per guardare la lettera. Il buio aumenta)
CIRANO - «Il mio cuore non ti lasciò mai sola un secondo; io sono e sarò anche all'altro mondo, colui che t'ama senza misura, colui che...».
ROSSANA (poggiandogli una mano sulla spalla) - Come fai a leggere al buio? (Lui china il capo. Un lungo silenzio) E per quattordici anni hai recitato la parte del vecchio amico che viene per distrarmi!
CIRANO - Rossana!
ROSSANA - Eri tu. Avrei dovuto capirlo da come dicevi il mio nome.
CIRANO - No, non ero io!
ROSSANA - Eri tu! Ora capisco tutto - le lettere, eri tu... La voce quella notte tu... L'anima era la tua!
CIRANO - Non ti ho mai amata.
ROSSANA - Tu mi amavi!
CIRANO - Non io - l'altro! No no, mio caro amore... io non ti ho amata mai.
ROSSANA - Quante cose sono morte stasera e quante ne sono nate! perché hai taciuto per tanti anni se il pianto su questa lettera è tuo?
CIRANO (restituendole la lettera) - Il sangue è suo.
ROSSANA - E allora perché spezzare stasera questo sublime silenzio?
CIRANO - Perché?... (Entrano Le Bret e Ragueneau)
SCENA 5
LE BRET - Che pazzia! Eccolo, ne ero certo, è là!
CIRANO (sorridendo e alzandosi) - Toh, chi si vede!
LE BRET - Signora, si è ucciso per venirvi a trovare!
ROSSANA - Mio Dio!... Ma allora, quella sua debolezza improvvisa... quella...
CIRANO - Sabato ventisei qualche ora fa hanno colpito a morte Bergerac. (Si toglie il cappello mostrando il capo fasciato)
ROSSANA - Cirano! - Sei ferito!... Che ti hanno fatto? Perché?
CIRANO - «Poter morire colpito al petto, lealmente, dalla spada di un eroe...» dicevo. Ma il destino s'è preso gioco di me. Ed eccomi ucciso alle spalle, da un servo, con un tronco. Ho sbagliato tutto, anche la morte.
RAGUENEAU - Signor Cirano!...
CIRANO - Ragueneau, non piangere così forte!... (Gli tende la mano) Dimmi, che mestiere fai adesso, amico mio?
RAGUENEAU (piangendo) - Spengo le... le candele al teatro di Molière.
CIRANO - Molière!
RAGUENEAU - Ma domani mi licenzio - sì, sono indignato! Ieri, alla recita dello Scapino, mi sono accorto che v'ha rubato tutta una scena. Sì, quella che dice - «ma che diavolo ci andava a fare in quella galera?».
LE BRET (furioso) - Molière te l'ha rubata!
CIRANO - Ha fatto bene... E com'è andata la scena? Ha fatto effetto?
RAGUENEAU (singhiozzando) - Che risate, signore! ridevano tutti.
CIRANO - Ecco la mia vita - far da suggeritore, ed essere dimenticato. (A Rossana) Ti ricordi quella sera in cui Cristiano ti parlò sotto il balcone? Bene, la mia vita è tutta lì, mentre io restavo giù nell'ombra, l'altro saliva a cogliere il bacio della gloria. E' giusto, lo riconosco ora che sto per morire - Molière ha del genio e Cristiano era bello. (Si vedono passare le suore che vanno alla funzione) Che vadano pure a pregare. La loro campana le chiama.
ROSSANA (alzandosi per chiamare aiuto) - Sorella! Sorella!
CIRANO (trattenendola) - No, non andare. Non mi ritroveresti più. (Si sente suonare l'organo) Mi mancava giusto un po' di musica...
ROSSANA - Io ti amo. Vivi!
CIRANO - Soltanto nelle favole il principe, sentendosi dire «ti amo», sciolse la sua bruttezza al sole delle parole. Ma tu lo sai che per me non c'è sole.
ROSSANA - Io sono stata la tua rovina, io!
CIRANO - No. Io ignoravo la dolcezza femminile. Mia madre non mi trovava bello. Fuggivo le amanti per paura del loro sarcasmo. A te devo d'avere avuto un'amica. A te devo se nella mia vita è passato il fruscio di una veste.
LE BRET (mostrandogli la luna) - Ecco l'altra tua amica che viene a trovarti.
CIRANO (sorridendo alla luna) - La vedo.
ROSSANA - Non ho amato che un uomo solo, e lo perdo due volte.
CIRANO - Le Bret, vado a raggiungere la luna senza bisogno d'inventare una macchina che mi ci porti...
ROSSANA - Ma che dici!
CIRANO - Ma sì - quello è il mio paradiso. Più d'un'anima che m'è cara è in esilio lassù, ne sono certo. Vi incontrerò Socrate, Galileo...
LE BRET - No! No! Tutto questo è troppo stupido - è ingiusto!... Un poeta come lui, un cuore così grande, morire così... morire...
CIRANO - Ecco Le Bret che si mette a brontolare.
LE BRET (scoppiando a piangere) - Amico mio...
CIRANO (delira) - I cadetti di Guascogna! Copernico ha detto...
ROSSANA (sospira) - Cirano...
CIRANO - Ma che diavolo c'è stato a fare lui in questa galera?... Filosofo, fisico, poeta, uomo d'armi, musicista trasvolatore di spazi, gran polemista e anche amante per conto d'altri, qui giace Cirano di Bergerac che in vita sua fu tutto e non fu niente... Me ne vado. Scusatemi. Non posso farmi attendere - il raggio della luna viene a prendermi. (Le lacrime di Rossana lo richiamano alla realtà) Io non voglio che tu smetta di piangere il bello, il buon Cristiano; voglio soltanto che tu dia un doppio senso a questi tuoi funebri veli - voglio che il suo lutto diventi anche un poco il mio lutto.
ROSSANA - Io ti giuro...
CIRANO - Non qui - non seduto in poltrona! Non reggetemi. Un albero mi basta. Eccola che viene. Mi sento già i piedi di marmo, le mani di piombo. Ma, visto che viene... voglio aspettarla in piedi... (estrae la spada) armato.
LE BRET - Cirano!
ROSSANA - Cirano. (Tutti indietreggiano spaventati)
CIRANO - Mi sta guardando. Mi pare proprio che si permetta di fissarmi il naso. Che dite? Inutile resisterle? Lo so. Ma non si combatte solo per vincere. No, è assai più bello quando è inutile! Vi vedo. Vi riconosco, tutti i miei vecchi nemici! La Menzogna? (Tira colpi di spada nel vuoto) Prendi! Ah ah! Il Compromesso, il Pregiudizio, la Viltà... (Duella) Volete che venga a patti? Mai! Ah, eccoti, Stupidità! Alla fine l'avrete vinta voi, ma io mi batto! mi batto! mi batto! (Fa ruotare vorticosamente la spada) Sì, m'avete preso tutto - l'alloro e la rosa. Ma c'è qualcosa che porto con me, qualcosa con cui stasera saluterò l'azzurra soglia del cielo nel presentarmi a Dio, qualcosa che non ha piega né macchia...(si lancia verso il vuoto. La spada cade)
ROSSANA (chinandosi e baciandolo) - Che cosa?
CIRANO (riapre gli occhi e sorride) - Qualcosa... qualcosa che...(Muore)