sabato 24 dicembre 2016




Foto da Lamenteemeravigliosa.it 
Un uomo passa con un pane
sulle spalle
Scriverò, dopo, sul mio doppio?

Un altro si siede, si gratta, uccide
la pulce che si toglie da sotto l’ascella
Con che coraggio dibattere
di psicoanalisi?

Un altro aveva un palo in mano
e mi è entrato nel petto
Mettersi a parlare, poi, di Socrate
col dottore?

Passa uno zoppo tenendo
per mano un bambino
E io dovrei, dopo, leggere Andrè
Breton?

Un uomo dal freddo, tossisce,
sputa sangue
Sarà mai più permesso anche solo
alludere all’io profondo?

Uno cerca nel fango nòccioli, gusci
come fare, poi, a scrivere
dell’infinito?

Un muratore cade da un tetto
e muore, prima ancora di pranzo
Dovrei dedicarmi, dopo, a parlare
di quarta dimensione?

Un banchiere falsifica il bilancio
Con che faccia piangere, poi,
a teatro?

Un poveretto dorme, gli premono
un piede sulla schiena
E io dovrei star lì a parlare
di Picasso con te?

Qualcuno segue un funerale
singhiozzando
Come fare ad entrare
nell’Accademia, adesso?

Qualcuno lucida il fucile in cucina
Chi ha più il coraggio di parlare
dell’al di là?

Qualcuno passa contando sulle dita
Come parlare del non-Io
senza un grido? 

César Vallejo    poeta Andino


...cosa aggiungere, io mi sento esattamente cosi, anche se è Natale!

Grazie a Alessandro Baricco 
che me lo ha fatto conoscere sulle pagine di Vanity Fair

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