sulle
spalle
Scriverò,
dopo, sul mio doppio?
Un
altro si siede, si gratta, uccide
la pulce
che si toglie da sotto l’ascella
Con
che coraggio dibattere
di psicoanalisi?
Un
altro aveva un palo in mano
e mi
è entrato nel petto
Mettersi
a parlare, poi, di Socrate
col dottore?
Passa
uno zoppo tenendo
per
mano un bambino
E io
dovrei, dopo, leggere Andrè
Breton?
Un uomo dal freddo, tossisce,
Un uomo dal freddo, tossisce,
sputa
sangue
Sarà
mai più permesso anche solo
alludere
all’io profondo?
Uno
cerca nel fango nòccioli, gusci
come fare,
poi, a scrivere
dell’infinito?
Un
muratore cade da un tetto
e muore,
prima ancora di pranzo
Dovrei
dedicarmi, dopo, a parlare
di quarta
dimensione?
Un
banchiere falsifica il bilancio
Con che
faccia piangere, poi,
a
teatro?
Un
poveretto dorme, gli premono
un piede
sulla schiena
E io
dovrei star lì a parlare
di
Picasso con te?
Qualcuno
segue un funerale
singhiozzando
Come
fare ad entrare
nell’Accademia,
adesso?
Qualcuno
lucida il fucile in cucina
Chi ha
più il coraggio di parlare
dell’al
di là?
Qualcuno
passa contando sulle dita
Come
parlare del non-Io
senza
un grido?
...cosa aggiungere, io mi sento esattamente cosi, anche se è Natale!
Grazie a Alessandro Baricco
che me lo ha fatto conoscere sulle pagine di Vanity Fair
Nessun commento:
Posta un commento