domenica 30 novembre 2014

“Annie” 

Ormai non c’era niente da fare da qualunque angolazione guardasse la sua storia arrivava sempre alla stessa conclusione, non riusciva a trovare una soluzione diversa: da un lato c’era la realtà e dall’altra… vogliamo chiamarla “utopia”, o forse era soltanto “speranza”.
Ogni volta che faceva questa equazione cominciava la valutazione:
“chi di speranza vive disperato muore”;
“ad un certo punto le speranze, devono combaciare con la realizzazione”;
“effettivamente tutte le parole sono belle ma se guardi la tua reale situazione, non puoi fare niente”;
“è proprio cosi o è soltanto questione di scelte, si sceglie se farlo oppure no, chi ha mai detto che sarebbe stato facile?”.
E poi ripensava, questo non è un film, non è un romanzo, dove ad un certo punto della storia, dopo che la protagonista si è disperata perché non trova una soluzione al suo problema, generalmente il tutto accompagnato da una musica adatta, all’improvviso “coup de theatre” ecco arrivare una soluzione dal cielo, (non in senso biblico) che so, un lontano parente di cui non si conosceva l’esistenza, le lascia una fortuna e lei può finalmente realizzare i suoi sogni e generalmente aiuta anche gli altri….
Beh, ripensandoci è vero ultimamente stava guardando un po’ troppa roba scadente;
anche se non è proprio cosi, questo esempio nasce dall’indigestione di tutto quello che guardava e leggeva, in realtà sapeva benissimo di appartenere a quella parte di persone che le cose se le sudano, che hanno poche possibilità nella vita e una volta intrapresa una strada se non è quella giusta è difficile cambiarla (diceva difficile sempre per via dell’equazione, altrimenti avrebbe detto impossibile) e che molto spesso sudano e basta senza riuscire a realizzare quello per cui hanno lottato.
A questo punto le saliva una rabbia e avrebbe voluto gridare al cielo:
ehi lassù, dov’è il mio “coup de theatre”?

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