“Annie”
Ormai non c’era niente da fare da
qualunque angolazione guardasse la sua storia arrivava sempre alla stessa
conclusione, non riusciva a trovare una soluzione diversa: da un lato c’era la
realtà e dall’altra… vogliamo chiamarla “utopia”, o forse era soltanto
“speranza”.
Ogni volta che faceva questa
equazione cominciava la valutazione:
“chi di speranza vive disperato
muore”;
“ad un certo punto le speranze,
devono combaciare con la realizzazione”;
“effettivamente tutte le parole
sono belle ma se guardi la tua reale situazione, non puoi fare niente”;
“è proprio cosi o è soltanto
questione di scelte, si sceglie se farlo oppure no, chi ha mai detto che
sarebbe stato facile?”.
E poi ripensava, questo non è un
film, non è un romanzo, dove ad un certo punto della storia, dopo che la
protagonista si è disperata perché non trova una soluzione al suo problema,
generalmente il tutto accompagnato da una musica adatta, all’improvviso “coup
de theatre” ecco arrivare una soluzione dal cielo, (non in senso biblico) che
so, un lontano parente di cui non si conosceva l’esistenza, le lascia una
fortuna e lei può finalmente realizzare i suoi sogni e generalmente aiuta anche
gli altri….
Beh, ripensandoci è vero
ultimamente stava guardando un po’ troppa roba scadente;
anche se non è proprio cosi,
questo esempio nasce dall’indigestione di tutto quello che guardava e leggeva,
in realtà sapeva benissimo di appartenere a quella parte di persone che le cose
se le sudano, che hanno poche possibilità nella vita e una volta intrapresa una
strada se non è quella giusta è difficile cambiarla (diceva difficile sempre
per via dell’equazione, altrimenti avrebbe detto impossibile) e che molto
spesso sudano e basta senza riuscire a realizzare quello per cui hanno lottato.
A questo punto le saliva una
rabbia e avrebbe voluto gridare al cielo:
ehi
lassù, dov’è il mio “coup de theatre”?