L’ETERNA
INDECISA
Ogni
giorno siamo chiamati a fare delle scelte:
-cosa
indossare,
-come
organizzare la giornata,
-cosa
mangiare,
-quanto
posso spendere,
-dove
andare dopo il lavoro,
-cosa
fare,
-a
chi voler bene,
-con
chi litigare,
-con
chi non vale la pena di litigare,
-bianco
o rosso,
-gonna
o pantaloni,
-rossetto
o senza,
-trucco
o no,
-il
panino avanzato lo butto, o lo do ad un cane per strada…
Su
questo non c’è neanche da porsi la domanda e cosi via dicendo tutto il giorno,
tutti i giorni,
Ma…un momento, queste sono le scelte che si pone chi
ha una vita da svolgere, chi ha dei compiti, delle mansioni, degli obblighi a
cui adempiere, immaginate per un momento che da un giorno all’altro vi
ritroviate a non vivere più la vostra vita di sempre, all’improvviso siete
senza lavoro o qualcosa che ci assomigliava, senza compiti, tutte le vostre
scelte si riducono a: sono sveglia, cosa posso fare, attenzione non cosa voglio
ma cosa posso, esistono vocaboli differenti per una ragione.
Ed ecco che i gesti più semplici non saranno più
scontati, alzarsi, lavarsi i denti, vestirsi, fare, fare, fare…cosa?
Ad un certo punto comincerete ad avere nostalgia di
quando indossavate una maschera per incontrare il mondo, benché l’abbiate
sempre detestato, perché almeno avevate una vita da vivere.
Una maschera per gli estranei, una maschera per i
colleghi, per i parenti, dal salumiere, in farmacia, dal medico, per strada, mi
sono posta spesso questa domanda, quando si può: “calare la maschera”? Credo di
poter rispondere: “ognuno ha il suo momento”!
La definizione di Riflettere dice: “rivelare
all’esterno l’agitarsi di pensieri o sentimenti” ma è anche:
-pensare,
-soffermarsi,
-meditare, il contrario è: “agire d’impulso”.
La riflessione in
questione è: quando dobbiamo prendere una decisione, scegliere se prendere una
strada o un’altra ma non dobbiamo decidere se prendere un caffè o un caffè
d’orzo (per quanto la decisione a lungo
andare ha la sua influenza) bensì trovarsi a un bivio e non sapere quale
porta aprire, ben sapendo che da quella decisione dipenderà tutto il resto
della propria vita, consumarsi nel dilemma di voler sapere cosa succederà se
apro la porta B e se invece dovessi
affacciarmi alla A Aaaaaaaaaaaaiuto
che fare, a chi non è capitato????
Ma
quello che mi chiedo è: “come si fa a ridursi in questo stato”? Rimuginare
continuamente sul e se, e se, e se, e ancora se.
Come
facevamo prima, quando era abbastanza facile prendere decisioni, non
riflettevamo affatto e quindi agivamo sempre d’impulso?
Oppure
era l’incoscienza di non capire fino in fondo, quanto alcune scelte
condizionano il resto della propria vita, a farci scegliere?
Per me è stato sempre
difficile, perché ho sempre pensato che la vita ti dà delle indicazioni,
chiamiamole “coordinate” sta a noi saperle interpretare.
Riflettevo:
ma il mio libretto delle istruzioni, chi l’ha preso?
... da Essere talune o tal'altre