martedì 14 gennaio 2020


L’ETERNA INDECISA

Ogni giorno siamo chiamati a fare delle scelte:
-cosa indossare,
-come organizzare la giornata,
-cosa mangiare,
-quanto posso spendere,
-dove andare dopo il lavoro,
-cosa fare,
-a chi voler bene,
-con chi litigare,
-con chi non vale la pena di litigare,
-bianco o rosso,
-gonna o pantaloni,
-rossetto o senza,
-trucco o no,
-il panino avanzato lo butto, o lo do ad un cane per strada…
Su questo non c’è neanche da porsi la domanda e cosi via dicendo tutto il giorno, tutti i giorni,
Ma…un momento, queste sono le scelte che si pone chi ha una vita da svolgere, chi ha dei compiti, delle mansioni, degli obblighi a cui adempiere, immaginate per un momento che da un giorno all’altro vi ritroviate a non vivere più la vostra vita di sempre, all’improvviso siete senza lavoro o qualcosa che ci assomigliava, senza compiti, tutte le vostre scelte si riducono a: sono sveglia, cosa posso fare, attenzione non cosa voglio ma cosa posso, esistono vocaboli differenti per una ragione.
Ed ecco che i gesti più semplici non saranno più scontati, alzarsi, lavarsi i denti, vestirsi, fare, fare, fare…cosa?
Ad un certo punto comincerete ad avere nostalgia di quando indossavate una maschera per incontrare il mondo, benché l’abbiate sempre detestato, perché almeno avevate una vita da vivere.
Una maschera per gli estranei, una maschera per i colleghi, per i parenti, dal salumiere, in farmacia, dal medico, per strada, mi sono posta spesso questa domanda, quando si può: “calare la maschera”? Credo di poter rispondere: “ognuno ha il suo momento”!
La definizione di Riflettere dice: “rivelare all’esterno l’agitarsi di pensieri o sentimenti” ma è anche:
-pensare,
-soffermarsi,
-meditare, il contrario è: “agire d’impulso”.
La riflessione in questione è: quando dobbiamo prendere una decisione, scegliere se prendere una strada o un’altra ma non dobbiamo decidere se prendere un caffè o un caffè d’orzo (per quanto la decisione a lungo andare ha la sua influenza) bensì trovarsi a un bivio e non sapere quale porta aprire, ben sapendo che da quella decisione dipenderà tutto il resto della propria vita, consumarsi nel dilemma di voler sapere cosa succederà se apro la porta B e se invece dovessi affacciarmi alla A Aaaaaaaaaaaaiuto che fare, a chi non è capitato????
Ma quello che mi chiedo è: “come si fa a ridursi in questo stato”? Rimuginare continuamente sul e se, e se, e se, e ancora se.
Come facevamo prima, quando era abbastanza facile prendere decisioni, non riflettevamo affatto e quindi agivamo sempre d’impulso?
Oppure era l’incoscienza di non capire fino in fondo, quanto alcune scelte condizionano il resto della propria vita, a farci scegliere?
Per me è stato sempre difficile, perché ho sempre pensato che la vita ti dà delle indicazioni, chiamiamole “coordinate” sta a noi saperle interpretare.

Riflettevo: ma il mio libretto delle istruzioni, chi l’ha preso?

... da Essere talune o tal'altre

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