giovedì 31 dicembre 2015

Le cose che ho imparato quest’anno.

Molte di queste le conoscevo già, come molti di voi, ma la differenza sta nel fatto di averle imparate a proprie spese ed è tutta un'altra storia.

 Uno Le decisioni prese di pancia sono quasi sempre le più giuste.
 Due Quando prendi una decisione non ti voltare “mai” indietro guarda sempre avanti.
 Tre Non rimandare mai a domani ciò che puoi fare oggi.
 Quattro - Quando puoi, stai con le persone a te care, il tempo scorre via veloce.
 Cinque Chi ha tempo non aspetti tempo.

Potrei andare ancora avanti ma la cosa che ho imparato davvero è che la ricetta giusta per essere felici non è uguale per tutti, ciò che va bene a me può non andare bene per te ma soprattutto, solo tu puoi decidere cos’è che ti fa stare bene.

Si dovrebbe concludere con il solito “Buon Anno” io preferisco un altro augurio 
che mi è molto più caro:
Auguri, come il tuo Cuore Desidera”.







lunedì 28 dicembre 2015

Alberi di Natale...

Abbiamo già parlato delle idee di riciclo per gli alberi di Natale.

http://ferragostosenzalatte.blogspot.it/2014/12/alberi-la-vita-e-tuttaquestione-di.html?m=1

Beh! Il riciclo si può riciclare ecco l'idea di l'anno scorso riciclata.

Ecco altre idee per riciclare.
Decorazioni fai da te per alberi di Natale


domenica 27 dicembre 2015

La Leggenda delle Palline di Natale

Si narra che quando nacque Gesù un artista di strada volendo omaggiare la nascita del bambino ma non avendo niente a disposizione da regalare se non la sua arte si presentò dinanzi a lui e cominciò a far roteare le palline con la sua abilità, facendo ridere il piccolo. 
Da allora si usa decorare un albero a punta per ricordare il cappello del giocoliere e addobbarlo con le palline, le stesse che il giocoliere usò per far ridere il piccolo. 



giovedì 24 dicembre 2015

STORIA DEL PRESEPE

Questo episodio appartiene alla serie della Legenda di san Francesco: "Come il beato Francesco, in memoria del Natale di Cristo, ordinò che si apprestasse il presepe, che si portasse il fieno, che si conducessero il bue e l'asino; e predicò sulla natività del Re povero; e, mentre il santo uomo teneva la sua orazione, un cavaliere scorse il <vero> Gesù Bambino in luogo di quello che il santo aveva portato."
Durante la notte di Natale del 1223, a Greccio (in provincia di Rieti, sulla strada che da Stroncone prosegue verso il reatino), Francesco rievocò la nascita di Gesù, organizzando una rappresentazione vivente di quell'evento. Secondo le agiografie, durante la Messa, sarebbe apparso nella culla un bambino in carne ed ossa, che Francesco prese in braccio. Da questo episodio ebbe origine la tradizione del presepe.
da Wikipedia.

Si è bambini solo per un breve periodo.

sabato 19 dicembre 2015

La Leggenda del Vischio. 
di I. Drago.

Il vecchio mercante si girava e rigirava, senza poter prendere sonno.
Gli affari, quel giorno, erano andati benissimo: comprando a dieci, vendendo a venti, moneta su moneta, aveva fatto un bel mucchietto di denari.
Si levò. Li volle contare. Erano monete passate chissà in quante mani, guadagnate chissà con quanta fatica. Ma quelle mani e quella fatica a lui non dicevano niente.
Il mercante non poteva dormire. Uscì di casa e vide gente che andava da tutte le parti verso lo stesso luogo. Pareva che tutti si fossero passati la parola per partecipare a una festa.
Qualche mano si tese verso di lui. Qualche voce si levò: - Fratello, - gli gridarono - non vieni?
Fratello, a lui fratello? Ma chi erano questi matti? Lui non aveva fratelli. Era un mercante; e per lui non c'erano che clienti: chi comprava e chi vendeva.
Ma dove andavano?
Si mosse un po' curioso. Si unì a un gruppo di vecchi e di fanciulli.
Fratello! Oh, certo, sarebbe stato anche bello avere tanti fratelli! Ma il suo cuore gli sussurrava che non poteva essere loro fratello. Quante volte li aveva ingannati? Comprava a dieci e rivendeva a venti. E rubava sul peso. E piangeva miseria per vender più caro. E speculava sul bisogno dei poveri. E mai la sua mano si apriva per donare.
No, lui non poteva essere fratello a quella povera gente che aveva sempre sfruttata, ingannata, tradita.
Eppure tutti gli camminavano a fianco. Ed era giunto, con loro, davanti alla Grotta di Betlemme. Ora li vedeva entrare e nessuno era a mani vuote; anche i poveri avevano qualcosa. E lui non aveva niente, lui che era ricco.
Entrò nella grotta insieme con gli altri; s'inginocchio insieme agli altri.
- Signore, - esclamò - ho trattato male i miei fratelli. Perdonami.
E proruppe in pianto.
Appoggiato a un albero, davanti alla grotta, il mercante continuò a piangere, e il suo cuore cambiò.
Alla prima luce dell'alba quelle lacrime splendettero come perle, in mezzo a due foglioline.
Era nato il vischio.

mercoledì 16 dicembre 2015


I MIEI AUGURI PER QUESTO NATALE.

"Cos’’e pazze.
 La miseria prende la percentuale dal manicomio."


IL DONO DI NATALE
di Eduardo De filippo (1932)

Estratto
…ATTILIO Se putesse aprì ’nu cuncorso ’ncoppo ’o giurnale: <<premio di lire mille a chi trova la pezza di Attilio Parente...>>> (Comincia a vestirsi) Guè, ma ’stu Natale s’è presentato ’nzisto overo; io sto gelato, tu nun siente friddo?

EMILIA No.

ATTILIO Viata a te.

EMILIA Atti’, tu me vuo’ bene?

ATTILIO Assai, Emi’

EMILIA E allora ave voglia ’e fa’ friddo, io nun ’o sento.

ATTILIO Emi’, tu si’ ’na santa.

EMILIA E tu si’ ‘nu diavulo.

ATTILIO Guarda Emi’, si tu nu tenisse ’stu carattere allegro, io non riuscirei a sopportare la vita, non per fare il tragico, ma che vita è chesta? Sono stato un egoista... Nun t’avev’ ‘a spusà…

EMILIA Atti’, mo t’ ’o dico pe’ ll’ ultima vota, ’sti parole nun ’e voglio sentere cchiù. Io sapevo chello che facevo, nuie quanno facevamo ’ammore tu nun tenive l’automobile, tu stive cchiù disperato ’e mo’.

ATTILIO No, stevo comme a mo’, disperato...

EMILIA E allora pentimenti non ce ne sono... Se poi da parte tua...

ATTILIO Emi’, Emi’... si tu sapisse che soffro, quanno pe’ mmiez’ ’a via veco femmene cu’ vestite belle, elegante... penzo a te ’nzerrata dint’ ’a ’sta cammera brutta, fredda, cu’ ’na vesticciolla ’e tre solde...

EMILIA A me ’o lusso nun me piace, ’sta vesticciolla che m’aggio cusuta io stessa, nun ’a cagnasse cu’ ’na tuletta ’e valore. Nun ’e guardà ’e femmene elegante, si no quanno viene a casa po’ vide ’a differenza... e chesto me dispiace Atti’, me dispiace overamente...

ATTILIO Io quando vengo a casa e te veco, me scordo ’e tutte cose. Ma chi sa, io nun aggio fatto male a nisciuno, e po’ essere ca pure pe’ me ’a furtuna se cagna. L’autriere ’n’amico mio m’ha presentato ’o zio ca è socio e direttore di una grande fabbrica di conserve alimentari, io entrerei a far parte dell’amministrazione, ramo reclame; figurati, un’azienda che ha stanziato centomila lire al mese per la sola reclame; un posto importante e uno stipendio di mille lire... Non c’è male, come inizio. Mille lire al mese... tu ce pienze Emi’...

EMILIA E quanno t’he ’a presentà?

ATTILIO Doppo ’e feste ’e Natale

EMILIA ’O bbi’, allora pecché t’abbilisce? Diceva ’a bonanema ’e mammà: <<sulo ’a morte nun c’è rimedio>>. E po’, basta che stammo ’nzieme e ce vulimmo bene tutto è niente.

ATTILIO Emilia mia!
Si baciano e rimangono avvinti. Dalla sinistra entra Domenico con una scialle di lana sulle spalle, berretto in testa e scaldino in mano. Vede i due e si ferma un istante.

DOMENICO Beati voi...

ATTILIO Scusate, don Mimi’...

DOMENICO Per carità, fate come se foste a casa vostra, tanto mia non è. Tengo tanto ’nuiettamiento ’e sango ’e padrone ’e casa , ca quanno vene ’a fine ’o mese tutto se preia... Ne cacciasse quaccheccosa... Miei cari e stimatissimi giovanotti, questo è il settimo mese che avanza il padrone di casa... Aiere venette, e disse queste testuali parole: <<mo’ aggi’ ’a fa’ Natale e nun me voglio piglia’ collera, ma per la Befana vi mando gli uscieri>>.

ATTILIO Comme si avesse ditto: mettite ’a cazetta

DOMENICO Io per me non mi faccio trovare in casa, e ch’aspetto, ca me manna ’o spitale?

EMILIA Noi pure siamo manchevoli verso di voi... Ma vuie sapite tutte ’e fatte... C’è stata proprio l’impossibilità.

DOMENICO Ma che ‘o dicite a ffa’... tanto io quanto mia moglie, si ve putesseme aiutà cu’ ll’uocchie ’o faciarriemo cu’ piacere, prima perchè vi volete bene, e poi quando voi mi avete dato ’e tre mesate che m’avit’’a da’ pe ’sta cammera, io che ne faccio? Comme c’è metto n’ati quatto vicino pe’ c’è da’ ’o padrone ’e casa? Vuol dire che quanno ne caccia a me, ce ne iammo tutte quante. Fino alla Befana possiamo dormire tranquilli, speriamo che il padrone di casa per Santo Stefano muore di subbito.

…SOFIA (dalla sinistra) Domenico...(agli altri) Permesso... Io ho fatto tutto il conto, con sette e quarantacinque Natale non si può fare.

DOMENICO E ce vuleva ’a zingara.

SOFIA Qua sta la noticina, chi ci riesce è bravo. Insalata di rinforzo, broccoli di Natale, spaghetti con le vongole, imbianco di pesce, capitoni arrostiti, scarole imbottite, aragoste, pasta reale, croccanti, struffoli e sciòsciole. Questa è la noticina, chi ci riesce è bravo.

DOMENICO No, chi ci riesce è Dio in persona.

SOFIA Il mangiare di Natale quest’è, poi si capisce faremo a meno di qualche cosa.

DOMENICO Io credo che faremo a meno di Natale. Straccia ’sta nota, e nun da’ retta che Natale nun è festa che ci riguarda soverchiamente.

SOFIA E già, per noi feste non ne esistono, sto facendo questo Purgatorio vicino a te; ma bada che sono stufa, ti do tempo fino a dopo le feste, se per la Befana non avrai trovato un posto, ognuno andrà per la sua via.

DOMENICO No, se per la Befana non troviamo un posto per dormire, andremo tutti in mezzo alla via.
ATTILIO Torno subito. Esco esclusivamente per te, aggi’’a fa’ ’nu servizio importante, poi saprai. (Bacia la moglie, saluta Sofia ed esce)

…EMILIA Povero Attilio, io sola te capisco.

SOFIA Avete rotto il salvadanaio?

EMILIA si, l’ho rotto (Da un tiretto del comò prende un salvadanaio rotto) E questo è tutto: diciassette lire e settantacinque. Nun valeva proprio ’a pena, sulamente per la brutta figura che m’aggio fatto tutt’’e matine c’’o salumiere, cu’ l’erbivendolo, pe’ sparagnà ’nu soldo ’ncopp’’a spesa... Tre mise...Tre mise pe’ sparagnà diciassette lire e settantacinque centesimi... Ma pecché, pecché... Sola, senza nisciuno, chillu povero Attilio che si logora l’esistenza per procurare ’nu poco ’e mangià... Stanotte ha scritto fino ’e quatto e meza là, vicino a chillu tavolino. Le vulevo fa’ ’nu regalo pe’ Natale, e che l’accatto cu’ diciassette lire?

DOMENICO Ma quanto vi serve ?

EMILIA Centosettanta lire.

DOMENICO Caspita, e voi in queste condizioni volete fare una spesa di questo genere? E chi ve lo perdona?

EMILIA E già, perchè secondo voi è una spesa superflua... E’ ’nu capriccio... Ma ch’avit’’a capi’... Io non cerco niente per me, voglio suffri’ peggio ‘e comme sto suffrenno. Ma almeno voglio ’a suddisfazione ’e fa’ ’nu regalo a maritemo. Che vita ! Che vita ! (Piange).

DOMENICO Mannaggia bubbà! Io vi capisco, siete giovani e la gioventù vuole queste soddisfazioni... Ma quando non si può...

EMILIA Non si può? Voi dite che non si può? E io dico di si. (Decisa, prende un misero cappottino e un cappello evidentemente rimodernato da mano inesperta)

DOMENICO Dove volete andare?

EMILIA ’O sacc’io. Sti’ capille so’ inutile.

SOFIA Vi volete vendere i capelli?

DOMENICO Ma questa è una pazzia...

EMILIA Sono affari che non vi riguardano. So’ belli, so’ lluonghe, e sì, c’’e tenimmo mente. Alfredo ’o parrucchiere all’angolo me l’ha cercate ’nu sacco ’e vote. Permesso. (Fa per andare)

SOFIA Ma un momento, pensateci bene.

EMILIA Aggi’’a fa’ ’nu regalo a mio marito? E basta (Esce)

DOMENICO Cose' 'e pazze. La miseria prende la percentuale dal manicomio.
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…EMILIA  Mo’ preparati ad una sorpresa e nu me strilla’. (Durante questa scena avrà messo uno scialle in testa).

ATTILIO Pecché ch’he’ fatto?


EMILIA Attì, perdoname (toglie lo scialle).

ATTILIO (meravigliato e avvilito) T’he’ tagliato ’e capille.

EMILIA Si, Attì, me l’aggio tagliato pe’ te, nun putevo fa’ passa’ ’stu Natale senza farte ’nu regalo.

ATTILIO Te ll’he’ vennute?

EMILIA Nun te piglià collera, penza ca pe’ me è stata ’na gioia troppa grossa quanno so’ trasuta dint’’o negozio pe’ t’accattà ’o regalo. Io te voglio bene, Attì, e tu sulamente può capi’ ’stu mumento ccà. E capille crisciarranno.

ATTILIO (dalla tasca ne cava un pacchetto e lo porge ad Emilia) Te’

EMILIA (apre l’involto e ne tira fuori dei pettini per tenere i capelli) ’E pettene ’e tartaruga e oro che vedette dint’’o negozio a Santa Lucia...

Le lagrime le stringono la gola

Ma i capelli cresceranno presto vedrai. Però ho avuto la soddisfazione ??e te fa’ ’nu regalo. Tu l’orologio di papà tuo nun t’’o putive maie mettere pecchè nun tenive ’a catena? Eccola qua. Te l’ha regalata tua moglie. (Prende una catenina d’oro da un asuccio e la porge ad Attilio) Attilio mio, buon Natale.


ATTILIO (osserva la catenina commosso, poi guarda teneramente la moglie e le dice)
Grazie, ma io pe’ t’accattà ’e pettene ’e tartaruga e oro mme so’ vennuto l’orologio.



Cosa c’è di più poetico di un gesto d’amore compiuto da chi non ha niente, quel volersi sottrarre anche quel poco che si possiede pur di "donare" alla persona che si ama.
Oggi saremmo capaci di gesti simili?
Oppure presi dalla smania del correre non ci giriamo mai a stendere una mano verso chi ha più bisogno di noi in quel momento!

Non è forse questo lo spirito natalizio?

Link --- Finale ATTO UNICO


A Natale puoi regalare sacchetti con una Noce, una Mandorla e una Nocciola rito antico e bene augurante aggiungendo un bigliettino con una frase personalizzata. 
Usa materiale da riciclo: vecchi pezzi di stoffa oppure tutte le confezioni delle bomboniere che hai ricevuto. 

Saranno tutti diversi? Bene!

Ognuno di noi è Unico e Irripetibile.


BUON NATALE

martedì 8 dicembre 2015

La Bestia In Scena 
nel Castello di Acerra
08/12/2015


"Performance dove non si racconta la favola conosciuta, ma aggiunge dettagli alla condizione dei protagonisti incantati, dove tutto è già accaduto.
In uno spazio che non riconoscono..
Ognuno è profugo dell'esistenza e di questa terra.
"Perdenti" sospesi, inermi, ma coraggiosi".
Estratto dal programma

Testi di Maria Tea Varo in collaborazione con Ugo Levita.

In scena: Maria Chiara Tascini
Maria Tea Varo
il "pulcinella" Valerio Apice
Musiche di Rocco de Rosa eseguite al pianoforte dall'autore.
Con la partecipazione canora di Carmela Hauber.
Regia Maria Tea Varo

Trittico in scena.
Trittico La Bella, la Bestia e altre fiabe di Ugo Levita.
Olio e acrilico su tela, 2013.