giovedì 31 dicembre 2015

Le cose che ho imparato quest’anno.

Molte di queste le conoscevo già, come molti di voi, ma la differenza sta nel fatto di averle imparate a proprie spese ed è tutta un'altra storia.

 Uno Le decisioni prese di pancia sono quasi sempre le più giuste.
 Due Quando prendi una decisione non ti voltare “mai” indietro guarda sempre avanti.
 Tre Non rimandare mai a domani ciò che puoi fare oggi.
 Quattro - Quando puoi, stai con le persone a te care, il tempo scorre via veloce.
 Cinque Chi ha tempo non aspetti tempo.

Potrei andare ancora avanti ma la cosa che ho imparato davvero è che la ricetta giusta per essere felici non è uguale per tutti, ciò che va bene a me può non andare bene per te ma soprattutto, solo tu puoi decidere cos’è che ti fa stare bene.

Si dovrebbe concludere con il solito “Buon Anno” io preferisco un altro augurio 
che mi è molto più caro:
Auguri, come il tuo Cuore Desidera”.







lunedì 28 dicembre 2015

Alberi di Natale...

Abbiamo già parlato delle idee di riciclo per gli alberi di Natale.

http://ferragostosenzalatte.blogspot.it/2014/12/alberi-la-vita-e-tuttaquestione-di.html?m=1

Beh! Il riciclo si può riciclare ecco l'idea di l'anno scorso riciclata.

Ecco altre idee per riciclare.
Decorazioni fai da te per alberi di Natale


domenica 27 dicembre 2015

La Leggenda delle Palline di Natale

Si narra che quando nacque Gesù un artista di strada volendo omaggiare la nascita del bambino ma non avendo niente a disposizione da regalare se non la sua arte si presentò dinanzi a lui e cominciò a far roteare le palline con la sua abilità, facendo ridere il piccolo. 
Da allora si usa decorare un albero a punta per ricordare il cappello del giocoliere e addobbarlo con le palline, le stesse che il giocoliere usò per far ridere il piccolo. 



giovedì 24 dicembre 2015

STORIA DEL PRESEPE

Questo episodio appartiene alla serie della Legenda di san Francesco: "Come il beato Francesco, in memoria del Natale di Cristo, ordinò che si apprestasse il presepe, che si portasse il fieno, che si conducessero il bue e l'asino; e predicò sulla natività del Re povero; e, mentre il santo uomo teneva la sua orazione, un cavaliere scorse il <vero> Gesù Bambino in luogo di quello che il santo aveva portato."
Durante la notte di Natale del 1223, a Greccio (in provincia di Rieti, sulla strada che da Stroncone prosegue verso il reatino), Francesco rievocò la nascita di Gesù, organizzando una rappresentazione vivente di quell'evento. Secondo le agiografie, durante la Messa, sarebbe apparso nella culla un bambino in carne ed ossa, che Francesco prese in braccio. Da questo episodio ebbe origine la tradizione del presepe.
da Wikipedia.

Si è bambini solo per un breve periodo.

sabato 19 dicembre 2015

La Leggenda del Vischio. 
di I. Drago.

Il vecchio mercante si girava e rigirava, senza poter prendere sonno.
Gli affari, quel giorno, erano andati benissimo: comprando a dieci, vendendo a venti, moneta su moneta, aveva fatto un bel mucchietto di denari.
Si levò. Li volle contare. Erano monete passate chissà in quante mani, guadagnate chissà con quanta fatica. Ma quelle mani e quella fatica a lui non dicevano niente.
Il mercante non poteva dormire. Uscì di casa e vide gente che andava da tutte le parti verso lo stesso luogo. Pareva che tutti si fossero passati la parola per partecipare a una festa.
Qualche mano si tese verso di lui. Qualche voce si levò: - Fratello, - gli gridarono - non vieni?
Fratello, a lui fratello? Ma chi erano questi matti? Lui non aveva fratelli. Era un mercante; e per lui non c'erano che clienti: chi comprava e chi vendeva.
Ma dove andavano?
Si mosse un po' curioso. Si unì a un gruppo di vecchi e di fanciulli.
Fratello! Oh, certo, sarebbe stato anche bello avere tanti fratelli! Ma il suo cuore gli sussurrava che non poteva essere loro fratello. Quante volte li aveva ingannati? Comprava a dieci e rivendeva a venti. E rubava sul peso. E piangeva miseria per vender più caro. E speculava sul bisogno dei poveri. E mai la sua mano si apriva per donare.
No, lui non poteva essere fratello a quella povera gente che aveva sempre sfruttata, ingannata, tradita.
Eppure tutti gli camminavano a fianco. Ed era giunto, con loro, davanti alla Grotta di Betlemme. Ora li vedeva entrare e nessuno era a mani vuote; anche i poveri avevano qualcosa. E lui non aveva niente, lui che era ricco.
Entrò nella grotta insieme con gli altri; s'inginocchio insieme agli altri.
- Signore, - esclamò - ho trattato male i miei fratelli. Perdonami.
E proruppe in pianto.
Appoggiato a un albero, davanti alla grotta, il mercante continuò a piangere, e il suo cuore cambiò.
Alla prima luce dell'alba quelle lacrime splendettero come perle, in mezzo a due foglioline.
Era nato il vischio.

mercoledì 16 dicembre 2015


I MIEI AUGURI PER QUESTO NATALE.

"Cos’’e pazze.
 La miseria prende la percentuale dal manicomio."


IL DONO DI NATALE
di Eduardo De filippo (1932)

Estratto
…ATTILIO Se putesse aprì ’nu cuncorso ’ncoppo ’o giurnale: <<premio di lire mille a chi trova la pezza di Attilio Parente...>>> (Comincia a vestirsi) Guè, ma ’stu Natale s’è presentato ’nzisto overo; io sto gelato, tu nun siente friddo?

EMILIA No.

ATTILIO Viata a te.

EMILIA Atti’, tu me vuo’ bene?

ATTILIO Assai, Emi’

EMILIA E allora ave voglia ’e fa’ friddo, io nun ’o sento.

ATTILIO Emi’, tu si’ ’na santa.

EMILIA E tu si’ ‘nu diavulo.

ATTILIO Guarda Emi’, si tu nu tenisse ’stu carattere allegro, io non riuscirei a sopportare la vita, non per fare il tragico, ma che vita è chesta? Sono stato un egoista... Nun t’avev’ ‘a spusà…

EMILIA Atti’, mo t’ ’o dico pe’ ll’ ultima vota, ’sti parole nun ’e voglio sentere cchiù. Io sapevo chello che facevo, nuie quanno facevamo ’ammore tu nun tenive l’automobile, tu stive cchiù disperato ’e mo’.

ATTILIO No, stevo comme a mo’, disperato...

EMILIA E allora pentimenti non ce ne sono... Se poi da parte tua...

ATTILIO Emi’, Emi’... si tu sapisse che soffro, quanno pe’ mmiez’ ’a via veco femmene cu’ vestite belle, elegante... penzo a te ’nzerrata dint’ ’a ’sta cammera brutta, fredda, cu’ ’na vesticciolla ’e tre solde...

EMILIA A me ’o lusso nun me piace, ’sta vesticciolla che m’aggio cusuta io stessa, nun ’a cagnasse cu’ ’na tuletta ’e valore. Nun ’e guardà ’e femmene elegante, si no quanno viene a casa po’ vide ’a differenza... e chesto me dispiace Atti’, me dispiace overamente...

ATTILIO Io quando vengo a casa e te veco, me scordo ’e tutte cose. Ma chi sa, io nun aggio fatto male a nisciuno, e po’ essere ca pure pe’ me ’a furtuna se cagna. L’autriere ’n’amico mio m’ha presentato ’o zio ca è socio e direttore di una grande fabbrica di conserve alimentari, io entrerei a far parte dell’amministrazione, ramo reclame; figurati, un’azienda che ha stanziato centomila lire al mese per la sola reclame; un posto importante e uno stipendio di mille lire... Non c’è male, come inizio. Mille lire al mese... tu ce pienze Emi’...

EMILIA E quanno t’he ’a presentà?

ATTILIO Doppo ’e feste ’e Natale

EMILIA ’O bbi’, allora pecché t’abbilisce? Diceva ’a bonanema ’e mammà: <<sulo ’a morte nun c’è rimedio>>. E po’, basta che stammo ’nzieme e ce vulimmo bene tutto è niente.

ATTILIO Emilia mia!
Si baciano e rimangono avvinti. Dalla sinistra entra Domenico con una scialle di lana sulle spalle, berretto in testa e scaldino in mano. Vede i due e si ferma un istante.

DOMENICO Beati voi...

ATTILIO Scusate, don Mimi’...

DOMENICO Per carità, fate come se foste a casa vostra, tanto mia non è. Tengo tanto ’nuiettamiento ’e sango ’e padrone ’e casa , ca quanno vene ’a fine ’o mese tutto se preia... Ne cacciasse quaccheccosa... Miei cari e stimatissimi giovanotti, questo è il settimo mese che avanza il padrone di casa... Aiere venette, e disse queste testuali parole: <<mo’ aggi’ ’a fa’ Natale e nun me voglio piglia’ collera, ma per la Befana vi mando gli uscieri>>.

ATTILIO Comme si avesse ditto: mettite ’a cazetta

DOMENICO Io per me non mi faccio trovare in casa, e ch’aspetto, ca me manna ’o spitale?

EMILIA Noi pure siamo manchevoli verso di voi... Ma vuie sapite tutte ’e fatte... C’è stata proprio l’impossibilità.

DOMENICO Ma che ‘o dicite a ffa’... tanto io quanto mia moglie, si ve putesseme aiutà cu’ ll’uocchie ’o faciarriemo cu’ piacere, prima perchè vi volete bene, e poi quando voi mi avete dato ’e tre mesate che m’avit’’a da’ pe ’sta cammera, io che ne faccio? Comme c’è metto n’ati quatto vicino pe’ c’è da’ ’o padrone ’e casa? Vuol dire che quanno ne caccia a me, ce ne iammo tutte quante. Fino alla Befana possiamo dormire tranquilli, speriamo che il padrone di casa per Santo Stefano muore di subbito.

…SOFIA (dalla sinistra) Domenico...(agli altri) Permesso... Io ho fatto tutto il conto, con sette e quarantacinque Natale non si può fare.

DOMENICO E ce vuleva ’a zingara.

SOFIA Qua sta la noticina, chi ci riesce è bravo. Insalata di rinforzo, broccoli di Natale, spaghetti con le vongole, imbianco di pesce, capitoni arrostiti, scarole imbottite, aragoste, pasta reale, croccanti, struffoli e sciòsciole. Questa è la noticina, chi ci riesce è bravo.

DOMENICO No, chi ci riesce è Dio in persona.

SOFIA Il mangiare di Natale quest’è, poi si capisce faremo a meno di qualche cosa.

DOMENICO Io credo che faremo a meno di Natale. Straccia ’sta nota, e nun da’ retta che Natale nun è festa che ci riguarda soverchiamente.

SOFIA E già, per noi feste non ne esistono, sto facendo questo Purgatorio vicino a te; ma bada che sono stufa, ti do tempo fino a dopo le feste, se per la Befana non avrai trovato un posto, ognuno andrà per la sua via.

DOMENICO No, se per la Befana non troviamo un posto per dormire, andremo tutti in mezzo alla via.
ATTILIO Torno subito. Esco esclusivamente per te, aggi’’a fa’ ’nu servizio importante, poi saprai. (Bacia la moglie, saluta Sofia ed esce)

…EMILIA Povero Attilio, io sola te capisco.

SOFIA Avete rotto il salvadanaio?

EMILIA si, l’ho rotto (Da un tiretto del comò prende un salvadanaio rotto) E questo è tutto: diciassette lire e settantacinque. Nun valeva proprio ’a pena, sulamente per la brutta figura che m’aggio fatto tutt’’e matine c’’o salumiere, cu’ l’erbivendolo, pe’ sparagnà ’nu soldo ’ncopp’’a spesa... Tre mise...Tre mise pe’ sparagnà diciassette lire e settantacinque centesimi... Ma pecché, pecché... Sola, senza nisciuno, chillu povero Attilio che si logora l’esistenza per procurare ’nu poco ’e mangià... Stanotte ha scritto fino ’e quatto e meza là, vicino a chillu tavolino. Le vulevo fa’ ’nu regalo pe’ Natale, e che l’accatto cu’ diciassette lire?

DOMENICO Ma quanto vi serve ?

EMILIA Centosettanta lire.

DOMENICO Caspita, e voi in queste condizioni volete fare una spesa di questo genere? E chi ve lo perdona?

EMILIA E già, perchè secondo voi è una spesa superflua... E’ ’nu capriccio... Ma ch’avit’’a capi’... Io non cerco niente per me, voglio suffri’ peggio ‘e comme sto suffrenno. Ma almeno voglio ’a suddisfazione ’e fa’ ’nu regalo a maritemo. Che vita ! Che vita ! (Piange).

DOMENICO Mannaggia bubbà! Io vi capisco, siete giovani e la gioventù vuole queste soddisfazioni... Ma quando non si può...

EMILIA Non si può? Voi dite che non si può? E io dico di si. (Decisa, prende un misero cappottino e un cappello evidentemente rimodernato da mano inesperta)

DOMENICO Dove volete andare?

EMILIA ’O sacc’io. Sti’ capille so’ inutile.

SOFIA Vi volete vendere i capelli?

DOMENICO Ma questa è una pazzia...

EMILIA Sono affari che non vi riguardano. So’ belli, so’ lluonghe, e sì, c’’e tenimmo mente. Alfredo ’o parrucchiere all’angolo me l’ha cercate ’nu sacco ’e vote. Permesso. (Fa per andare)

SOFIA Ma un momento, pensateci bene.

EMILIA Aggi’’a fa’ ’nu regalo a mio marito? E basta (Esce)

DOMENICO Cose' 'e pazze. La miseria prende la percentuale dal manicomio.
************************
…EMILIA  Mo’ preparati ad una sorpresa e nu me strilla’. (Durante questa scena avrà messo uno scialle in testa).

ATTILIO Pecché ch’he’ fatto?


EMILIA Attì, perdoname (toglie lo scialle).

ATTILIO (meravigliato e avvilito) T’he’ tagliato ’e capille.

EMILIA Si, Attì, me l’aggio tagliato pe’ te, nun putevo fa’ passa’ ’stu Natale senza farte ’nu regalo.

ATTILIO Te ll’he’ vennute?

EMILIA Nun te piglià collera, penza ca pe’ me è stata ’na gioia troppa grossa quanno so’ trasuta dint’’o negozio pe’ t’accattà ’o regalo. Io te voglio bene, Attì, e tu sulamente può capi’ ’stu mumento ccà. E capille crisciarranno.

ATTILIO (dalla tasca ne cava un pacchetto e lo porge ad Emilia) Te’

EMILIA (apre l’involto e ne tira fuori dei pettini per tenere i capelli) ’E pettene ’e tartaruga e oro che vedette dint’’o negozio a Santa Lucia...

Le lagrime le stringono la gola

Ma i capelli cresceranno presto vedrai. Però ho avuto la soddisfazione ??e te fa’ ’nu regalo. Tu l’orologio di papà tuo nun t’’o putive maie mettere pecchè nun tenive ’a catena? Eccola qua. Te l’ha regalata tua moglie. (Prende una catenina d’oro da un asuccio e la porge ad Attilio) Attilio mio, buon Natale.


ATTILIO (osserva la catenina commosso, poi guarda teneramente la moglie e le dice)
Grazie, ma io pe’ t’accattà ’e pettene ’e tartaruga e oro mme so’ vennuto l’orologio.



Cosa c’è di più poetico di un gesto d’amore compiuto da chi non ha niente, quel volersi sottrarre anche quel poco che si possiede pur di "donare" alla persona che si ama.
Oggi saremmo capaci di gesti simili?
Oppure presi dalla smania del correre non ci giriamo mai a stendere una mano verso chi ha più bisogno di noi in quel momento!

Non è forse questo lo spirito natalizio?

Link --- Finale ATTO UNICO


A Natale puoi regalare sacchetti con una Noce, una Mandorla e una Nocciola rito antico e bene augurante aggiungendo un bigliettino con una frase personalizzata. 
Usa materiale da riciclo: vecchi pezzi di stoffa oppure tutte le confezioni delle bomboniere che hai ricevuto. 

Saranno tutti diversi? Bene!

Ognuno di noi è Unico e Irripetibile.


BUON NATALE

martedì 8 dicembre 2015

La Bestia In Scena 
nel Castello di Acerra
08/12/2015


"Performance dove non si racconta la favola conosciuta, ma aggiunge dettagli alla condizione dei protagonisti incantati, dove tutto è già accaduto.
In uno spazio che non riconoscono..
Ognuno è profugo dell'esistenza e di questa terra.
"Perdenti" sospesi, inermi, ma coraggiosi".
Estratto dal programma

Testi di Maria Tea Varo in collaborazione con Ugo Levita.

In scena: Maria Chiara Tascini
Maria Tea Varo
il "pulcinella" Valerio Apice
Musiche di Rocco de Rosa eseguite al pianoforte dall'autore.
Con la partecipazione canora di Carmela Hauber.
Regia Maria Tea Varo

Trittico in scena.
Trittico La Bella, la Bestia e altre fiabe di Ugo Levita.
Olio e acrilico su tela, 2013.

venerdì 13 novembre 2015

Anime perse



Spesso ci sono più cose naufragate in fondo a un anima che in fondo al mare.
Victor Hugo

sabato 7 novembre 2015

Sabato pomeriggio...



Sabato pian piano se ne va...





Queste le parole di una canzone struggente ma molto vera.
Se si paragona il senso di vuoto che sentivi quando l'ascoltavi durante la tua adolescenza con quello che senti oggi, cosa è cambiato?

TUTTO E NIENTE!

Non sei più adolescente.
In questi anni è capitato di tutto ma fondamentalmente non è cambiato nulla nella tua vita.
Oggi credi che quel senso di vuoto forse era dettato dall'angoscia di non sapere quale sarebbe stato il tuo posto nel mondo ma: se sono passati tanti anni è ancora non sai qual'è il tuo posto nel mondo?
I due sensi di vuoto si equivalgono.

mercoledì 4 novembre 2015

domenica 1 novembre 2015

Ciao Alda, ciao a una Donna.

Dovrei chiedere scusa a me stessa per aver creduto di non essere abbastanza.
Alda Merini.


martedì 27 ottobre 2015

#passato #futuro


Perdere il passato significa perdere il futuro.
Wang Shu
da sconosciuti rai 3

sabato 17 ottobre 2015

SE IL CUORE BATTE...



Se il cuore batte significa che si è vivi, giusto?

Bastasse solo questo per poter vivere, sarebbe facile.

venerdì 9 ottobre 2015

Disincanto

    Situazione spirituale che implichi il superamento di un’illusione, di una visione deformata della realtà. 

    Scioglimento da un influsso magico. dizionario italiano

     
  1.                      Io con te, io con te
  2. A prescindere che
    Tutto quello che volevi
    Trova spazio dentro me,
    Sogna ancora amore mio
    Frase di canzone
    Che spinge all'emozione

    Sai ora sei
    Amore immenso,
    Sai cosa sei?
    Canto in controcanto
    E in più ti penso
    Ti penso
    Sei disincanto
    Sai cosa sei?
    Tu tu tu tu tu
    Tu sei
  3. Mango

mercoledì 7 ottobre 2015

Futuro.






Ecco a cosa serve il futuro: a costruire il presente con veri progetti di vita.

M. Barbery.

mercoledì 30 settembre 2015

Il vero amore...


Il vero amore è come una finestra illuminata in una notte buia. Il vero amore è una quiete accesa.

Giuseppe Ungaretti.

domenica 27 settembre 2015

#barcollomanonmollo

#BARCOLLOMANONMOLLO


Detti e pedalate.

È semplice dire scelgo questo o quello ma sono solo frasi fatte, ogni scelta comporta una rinuncia non sempre puoi scegliere con il cuore e quasi sempre non otterrai ciò che avresti voluto.
Da cosa dipende?
Diffidate da chi vi dice che dipende solo da voi, se non è destinato non succederà magari avrete altro e non quello che volevate...che senso ha? Mah!
Forse per giustificare quel senso d'insoddisfazione che ci deve accompagnare tutta la vita?
Io non lo so e voi?
Io la vorrei tanto una bicicletta...per farne cosa?
Pedalare, pedalare, pedalare...

venerdì 25 settembre 2015

sabato 19 settembre 2015

Stranezze...

Nella vita nulla avviene ne' come si teme ne' come si spera.
A. Karr

giovedì 17 settembre 2015

Deviazioni...


A volte le strade più panoramiche della vita sono le deviazioni che non si aveva intenzione di prendere.
A.N Blount

mercoledì 16 settembre 2015

Cornell Borchers

Brava e Bella. 

Attrice tedesca dallo sguardo ammaliante.
Poco nota ai più, vinse il premio Bafta riconoscimento prestigioso e internazionale nel 1954 per il film Il figlio conteso di Charles Crichton.

sabato 12 settembre 2015

Costantino kavafis


E se non puoi la vita che desideri | cerca almeno questo | per quanto sta in te: non sciuparla | nel troppo commercio con la gente | con troppe parole in un viavai frenetico. | Non sciuparla portandola in giro | in balía del quotidiano | gioco balordo degli incontri | e degli inviti, | fino a farne una stucchevole estranea.

domenica 6 settembre 2015

Firmamento


" La donna è un firmamento, ma se un uomo non sa leggerle dentro, vede solo la notte."

(Alda Merini)

sabato 5 settembre 2015

domenica 30 agosto 2015


Cyrano 


Ecco l'amore sopra ogni altra cosa, saper di dover morire e voler passare gli ultimi momenti con il proprio bene, anteponendo sempre l'altrui felicità alla propria.


ATTO QUINTO

SCENA 3

RAGUENEAU - Ho visto uscire Cirano. Lui sta per svoltare l'angolo, vedo che un servo lascia cadere un tronco dalla finestra sotto cui passava...
LE BRET - Vigliacchi!... E Cirano?
RAGUENEAU - Io accorro e vedo il nostro poeta, a terra con la testa rotta.
LE BRET - Morto?
RAGUENEAU - No! L'ho trasportato a casa sua... Vedeste che stanza!
LE BRET - Soffre?
RAGUENEAU - No, signore. E' svenuto. Ha la testa fasciata... Corriamo, presto. Non c'è nessuno con lui. Se si alza potrebbe morire.
LE BRET - Vieni, passiamo per la cappella. Faremo prima.

SCENA 4

ROSSANA - Com'è bello quest'ultimo giorno di settembre. La mia tristezza sorride. Lei che rifiuta l'aprile, si lascia sedurre dalla dolcezza dell'autunno. (Si siede al telaio. Due suore portano una poltrona). Grazie, sorella. (Le suore escono) Sta per venire. (Si sentono i tocchi di un orologio) Già l'ora... Mi stupisce. Sarebbe in ritardo per la prima volta. Ma ormai non dovrebbe tardare. Guarda, una foglia morta. No, niente potrebbe impedirgli di venire.
UNA SUORA (comparendo sulla soglia) - Il signore di Bergerac.

ROSSANA (senza voltarsi) - Che dicevo? (Entra Cirano, pallidissimo, il cappello calato sugli occhi. La suora va via. Lui viene avanti lentamente reggendosi a fatica sul bastone) Ah, queste tinte sfiorite...Come metterle assieme? (In tono di affettuoso rimprovero) Per la prima volta, in ritardo!
CIRANO (giunge alla poltrona e si siede) - Sì, che pazzia! Non ci posso pensare. Sono in ritardo a causa di una visita piuttosto inopportuna.
ROSSANA (distratta, continuando a lavorare) - Ah, qualche seccatore?
CIRANO - No, una seccatrice.
ROSSANA - L'hai mandata via?
CIRANO - Sì, le ho detto: scusatemi, oggi è sabato, devo recarmi in un certo posto e niente mi ha potuto impedire di andarci. Ripassate tra un'ora.
ROSSANA - Bene. Questa persona dovrà aspettare per vederti. Non ti lascerò andare prima di sera.
CIRANO (dolce) - Forse dovrò andarmene prima. (Chiude gli occhi e tace).
ROSSANA (a Cirano) - Ma come, non importuni la tua suor Marta?
CIRANO (riapre gli occhio. Con tono spaccone) Ieri ho mangiato carne!
SUOR MARTA - Capisco. (Tra sé) Per questo è così pallido. (A bassa voce) Sì, ma poi passerete al refettorio a bere una tazza di brodo... Verrete, vero?
CIRANO - Sì, sì.
SUOR MARTA - Meno male. Siete più ragionevole oggi.
CIRANO - Stasera voglio stupirvi. Guardate, vi permetto di pregare per me.
SUOR MARTA (dolce) - Non ho mai atteso il vostro permesso. (Rientra)
CIRANO (a Rossana, china sul ricamo) - Al diavolo, se potrò mai vedere la fine di questo ricamo!
ROSSANA - Ecco, me l'aspettavo. (Il vento fa cadere delle foglie). Sono d'un biondo veneziano, stinto. Guarda come cadono.
CIRANO - Cadono bene. Riescono a mettere una loro ultima bellezza nel viaggio, sia pure così breve, dal ramo alla terra; e malgrado il terrore d'imputridire, vogliono che questa loro caduta abbia la grazia d'un volo.
ROSSANA - Sei triste?
CIRANO (riprendendosi) - Ma no, Rossana, per niente!
ROSSANA - Lascia perdere le foglie... E raccontami cosa c'è di nuovo.
CIRANO - Dunque...(lottando contro il dolore) - Sabato il re Luigi di Borbone ebbe la febbre per indigestione ma la sua malattia venne arrestata e per lesa maestà fu condannata. Domenica al gran ballo della corte di candele esaurirono le scorte. Le nostre truppe hanno battuto l'esercito imperiale in un minuto. Quattro stregoni furono impiccati per essersi al demonio consacrati. E alla cagnetta di madame d'Athis hanno fatto un clistere lunedì...
ROSSANA - Cirano, ti prego!
CIRANO - Martedì poi..Lygdamire cambiò d'amante.
ROSSANA - Ah!
CIRANO (mentre il viso va sempre più alterandosi) - Mercoledì ventitré per una gita la corte a Fontainebleau si è trasferita. Lo stesso giorno inoltre la Montglait ha detto un secco no al conte di Fiesque. Giovedì la Mancini sembra che sia rimasta a dormire con il re. Venerdì la Montglait ha detto infine sì al suo innamorato. Sabato ventisei...(Chiude gli occhi. China il capo. Silenzio)
ROSSANA (allarmata) - E' svenuto! (Gli va vicino e lo chiama) Cirano!
CIRANO (riapre gli occhi, stordito) - Che c'è?... Che?... (Vede Rossana china su di lui e si ritrae sulla poltrona) Ti assicuro, non è niente. Lasciami.
ROSSANA - Ma...
CIRANO - E' la mia ferita di Arras... che... qualche volta... sai...
ROSSANA - Povero amico mio.
CIRANO - Non è niente. (Si sforza di sorridere) Ecco, è passato.
ROSSANA (accanto a lui) - Ognuno di noi ha la sua ferita - io ho la mia. Qui, sempre viva, quest'antica ferita (si mette la mano sul petto) è qui, sotto la lettera ingiallita macchiata di pianto e di sangue.
CIRANO - La sua lettera... Non mi promettesti che me l'avresti fatta leggere?
ROSSANA - La sua lettera?... Vorresti?...
CIRANO - Sì... Voglio... Adesso...
ROSSANA - Tieni... Leggi. (Ritorna al suo ricamo. Si sta facendo buio).
CIRANO (legge) - «Rossana, addio, sto per morire! E' per stasera, amore mio. Ho l'anima ancora greve d'amore inespresso. Mai più questi miei occhi esaltati, questi miei sguardi che non conobbero altro splendore che te, mai più baceranno al volo i tuoi gesti. Rivedo adesso un piccolo movimento che ti è familiare quando ti tocchi la fronte, e vorrei gridare...».
ROSSANA (turbata) - Ma come la leggi?!
CIRANO (mentre va facendosi sempre più buio) - «...e grido addio!...».«Mia cara, mia cara, mio tesoro...». «Amore!...».
ROSSANA - Con una voce che sento adesso per la prima volta. (Gli si avvicina, si china per guardare la lettera. Il buio aumenta)
CIRANO - «Il mio cuore non ti lasciò mai sola un secondo; io sono e sarò anche all'altro mondo, colui che t'ama senza misura, colui che...».
ROSSANA (poggiandogli una mano sulla spalla) - Come fai a leggere al buio? (Lui china il capo. Un lungo silenzio) E per quattordici anni hai recitato la parte del vecchio amico che viene per distrarmi!
CIRANO - Rossana!
ROSSANA - Eri tu. Avrei dovuto capirlo da come dicevi il mio nome.
CIRANO - No, non ero io!
ROSSANA - Eri tu! Ora capisco tutto - le lettere, eri tu... La voce quella notte tu... L'anima era la tua!
CIRANO - Non ti ho mai amata.
ROSSANA - Tu mi amavi!
CIRANO - Non io - l'altro! No no, mio caro amore... io non ti ho amata mai.
ROSSANA - Quante cose sono morte stasera e quante ne sono nate! perché hai taciuto per tanti anni se il pianto su questa lettera è tuo?
CIRANO (restituendole la lettera) - Il sangue è suo.
ROSSANA - E allora perché spezzare stasera questo sublime silenzio?
CIRANO - Perché?... (Entrano Le Bret e Ragueneau)


SCENA 5

LE BRET - Che pazzia! Eccolo, ne ero certo, è là!
CIRANO (sorridendo e alzandosi) - Toh, chi si vede!
LE BRET - Signora, si è ucciso per venirvi a trovare!
ROSSANA - Mio Dio!... Ma allora, quella sua debolezza improvvisa... quella...
CIRANO - Sabato ventisei qualche ora fa hanno colpito a morte Bergerac. (Si toglie il cappello mostrando il capo fasciato)
ROSSANA - Cirano! - Sei ferito!... Che ti hanno fatto? Perché?
CIRANO - «Poter morire colpito al petto, lealmente, dalla spada di un eroe...» dicevo. Ma il destino s'è preso gioco di me. Ed eccomi ucciso alle spalle, da un servo, con un tronco. Ho sbagliato tutto, anche la morte.
RAGUENEAU - Signor Cirano!...
CIRANO - Ragueneau, non piangere così forte!... (Gli tende la mano) Dimmi, che mestiere fai adesso, amico mio?
RAGUENEAU (piangendo) - Spengo le... le candele al teatro di Molière.
CIRANO - Molière!
RAGUENEAU - Ma domani mi licenzio - sì, sono indignato! Ieri, alla recita dello Scapino, mi sono accorto che v'ha rubato tutta una scena. Sì, quella che dice - «ma che diavolo ci andava a fare in quella galera?».
LE BRET (furioso) - Molière te l'ha rubata!
CIRANO - Ha fatto bene... E com'è andata la scena? Ha fatto effetto?
RAGUENEAU (singhiozzando) - Che risate, signore! ridevano tutti.
CIRANO - Ecco la mia vita - far da suggeritore, ed essere dimenticato. (A Rossana) Ti ricordi quella sera in cui Cristiano ti parlò sotto il balcone? Bene, la mia vita è tutta lì, mentre io restavo giù nell'ombra, l'altro saliva a cogliere il bacio della gloria. E' giusto, lo riconosco ora che sto per morire - Molière ha del genio e Cristiano era bello. (Si vedono passare le suore che vanno alla funzione) Che vadano pure a pregare. La loro campana le chiama.
ROSSANA (alzandosi per chiamare aiuto) - Sorella! Sorella!
CIRANO (trattenendola) - No, non andare. Non mi ritroveresti più. (Si sente suonare l'organo) Mi mancava giusto un po' di musica...
ROSSANA - Io ti amo. Vivi!
CIRANO - Soltanto nelle favole il principe, sentendosi dire «ti amo», sciolse la sua bruttezza al sole delle parole. Ma tu lo sai che per me non c'è sole.
ROSSANA - Io sono stata la tua rovina, io!
CIRANO - No. Io ignoravo la dolcezza femminile. Mia madre non mi trovava bello. Fuggivo le amanti per paura del loro sarcasmo. A te devo d'avere avuto un'amica. A te devo se nella mia vita è passato il fruscio di una veste.
LE BRET (mostrandogli la luna) - Ecco l'altra tua amica che viene a trovarti.
CIRANO (sorridendo alla luna) - La vedo.
ROSSANA - Non ho amato che un uomo solo, e lo perdo due volte.
CIRANO - Le Bret, vado a raggiungere la luna senza bisogno d'inventare una macchina che mi ci porti...
ROSSANA - Ma che dici!
CIRANO - Ma sì - quello è il mio paradiso. Più d'un'anima che m'è cara è in esilio lassù, ne sono certo. Vi incontrerò Socrate, Galileo...
LE BRET - No! No! Tutto questo è troppo stupido - è ingiusto!... Un poeta come lui, un cuore così grande, morire così... morire...
CIRANO - Ecco Le Bret che si mette a brontolare.
LE BRET (scoppiando a piangere) - Amico mio...
CIRANO (delira) - I cadetti di Guascogna! Copernico ha detto...
ROSSANA (sospira) - Cirano...
CIRANO - Ma che diavolo c'è stato a fare lui in questa galera?... Filosofo, fisico, poeta, uomo d'armi, musicista trasvolatore di spazi, gran polemista e anche amante per conto d'altri, qui giace Cirano di Bergerac che in vita sua fu tutto e non fu niente... Me ne vado. Scusatemi. Non posso farmi attendere - il raggio della luna viene a prendermi. (Le lacrime di Rossana lo richiamano alla realtà) Io non voglio che tu smetta di piangere il bello, il buon Cristiano; voglio soltanto che tu dia un doppio senso a questi tuoi funebri veli - voglio che il suo lutto diventi anche un poco il mio lutto.
ROSSANA - Io ti giuro...
CIRANO - Non qui - non seduto in poltrona! Non reggetemi. Un albero mi basta. Eccola che viene. Mi sento già i piedi di marmo, le mani di piombo. Ma, visto che viene... voglio aspettarla in piedi... (estrae la spada) armato.
LE BRET - Cirano!
ROSSANA - Cirano. (Tutti indietreggiano spaventati)
CIRANO - Mi sta guardando. Mi pare proprio che si permetta di fissarmi il naso. Che dite? Inutile resisterle? Lo so. Ma non si combatte solo per vincere. No, è assai più bello quando è inutile! Vi vedo. Vi riconosco, tutti i miei vecchi nemici! La Menzogna? (Tira colpi di spada nel vuoto) Prendi! Ah ah! Il Compromesso, il Pregiudizio, la Viltà... (Duella) Volete che venga a patti? Mai! Ah, eccoti, Stupidità! Alla fine l'avrete vinta voi, ma io mi batto! mi batto! mi batto! (Fa ruotare vorticosamente la spada) Sì, m'avete preso tutto - l'alloro e la rosa. Ma c'è qualcosa che porto con me, qualcosa con cui stasera saluterò l'azzurra soglia del cielo nel presentarmi a Dio, qualcosa che non ha piega né macchia...(si lancia verso il vuoto. La spada cade)
ROSSANA (chinandosi e baciandolo) - Che cosa?
CIRANO (riapre gli occhi e sorride) - Qualcosa... qualcosa che...(Muore)

sabato 22 agosto 2015

#passato 

Arrenditi e lascia andare il passato.
Quando la vita ti toglie una cosa, lasciala andare.
Arrendendoti e lasciando andare il passato diventi pienamente vivo nel momento presente.
Lasciar andare il passato significa gioire del sogno che sta accadendo adesso. Elisabetta.M























Vale anche se stai vivendo un incubo?